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CAMPOBASSO – Una morte così ci addolora, un dolore che procura un’emozione incolmabile, ci coglie di sorpresa soprattutto quando capita ad una persona sovradimensionata al contrario rispetto ad un mondo di bugie di cattiverie e di ipocrisia.
Lui Mario era un poeta della vita un buono un sincero uno che sapeva cogliere in buona fede nei modi dovuti le cose buone e cattive delle persone e del suo percorso quotidiano con il sorriso e l’ironia.
Lo ricordo quando scriveva con me sulle pagine del “Roma” di Napoli edizione Molise negli anni ’90, quale collaboratore da Venfaro, un professionista del buon comportamento puntualmente disponibile a saper rispettare la dignità delle persone con l’utilizzo naturale di quel suo garbo umano e lieve che contraddistingueva lo spessore misurato della sua critica.
Non inseguiva scoop ma la verità soprattutto quella buona sapendo nella sua arguzia e saggezza trovare sempre la dose giusta maniera ad una cronaca, spesso spietata, per salvare spesso capra e cavolo.
Se n’è andato probabilmente senza la giusta “gloria” la dovuta comprensione e una più robusta ed essenziale solidarietà. Lo ricordiamo anche riservato e dignitoso. Non vado oltre perché sulla sua speciale umanità ci sarebbe tanto da dire.
Quindi, dopo tanto dolore, gli consegniamo anzi riconsegniamo un profondissimo affetto e tantissima nostalgia. Con questi sentimenti il nostro tormento è meno opprimente e in tanto cordoglio forse la felicità che ci arriva dal ricordo e quindi da quanto ci ha dato attraverso la sua lealtà e semplicità, lo accompagna meglio Lassù.
Aldo Ciaramella
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