CAMPOBASSO – Emergenza profughi, l’intervento dei Cristiano Sociali del Molise

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CAMPOBASSO. Il Movimento Regionale dei Cristiano Sociali, impegnato in attività di volontariato insieme ad altre associazioni molisane, ha seguito l’evolversi dell’emergenza profughi dopo i conflitti della Primavera Araba e l’acutizzarsi della guerra civile in Siria, nel Sud del Sudan e nell’Africa Sub-Sahariana.

Con i propri parlamentari, tra cui il Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, e con i propri dirigenti nazionali si è adoperato per far affermare un modello di accoglienza umanitaria degno di un paese civile e ha salutato con soddisfazione gli Accordi dell’11 luglio 2013 tra Governo, Regioni, Province e Comuni in sede di Conferenza Unificata in materia di gestione del flusso migratorio.

In Molise, il Movimento dei Cristiano Sociali, ha sostenuto il coinvolgimento dei comuni e delle associazioni per ampliare la rete dell’accoglienza, prendendo atto positivamente che con il bando del Ministero dell’Interno sui richiedenti asilo e sui rifugiati (SPRAR) in regione si è passati da 2 centri a 18 comuni registrando il maggior incremento percentuale d’Italia insieme alla Basilicata.

Tutto questo lavoro realizzato tra agosto e settembre 2013, prima della tragedia del 3 ottobre che vide morire nel Canale di Sicilia centinaia di migranti, si completava con la proposta del Villaggio di San Giuliano di Puglia indicato unanimemente come possibile Centro HUB di prima accoglienza destinato a famiglie, donne e minori per un numero inferiore alle 400 unità come proposto dai volontari della CARITAS di Termoli nel vertice in Prefettura.

Sulla questione, dopo iniziali diffidenze, convennero le quattro comunità locali di Bonefro, Santa Croce di Magliano, Colletorto e San Giuliano di Puglia e in ripetuti incontri con il Capo-Dipartimento del Ministero dell’Interno, Prefetto Angela Pria, e successivamente con il Ministro Cècile Kyenge confermarono la loro adesione al progetto con grande sensibilità e forte senso di responsabilità.

Nel Verbale del Comitato di Coordinamento, redatto in Prefettura ad ottobre 2013 e trasmesso al Ministero dell’Interno, si formalizzava l’unanime adesione al progetto di riutilizzo del Villaggio con l’impegno del Governo a metterlo in sicurezza e far ripartire i lavori della Galleria Santa Croce – San Giuliano che dovrebbe consentire di accorciare il collegamento tra il nuovo Centro HUB di prima accoglienza ed il casello autostradale di Termoli, in linea con le vigenti disposizioni di sicurezza nazionale.

Sorprende e amareggia leggere sulla stampa che il 15 maggio 2014 a distanza di 7 mesi, durante i quali l’emergenza profughi è esplosa, a San Giuliano di Puglia è tutto fermo per indisponibilità del Comune.

Ciascun Ente Locale e ogni Comunità è libera di agire come meglio crede, disponendo delle proprie strutture senza avvertire alcun obbligo e nessuna apertura verso un dramma umanitario le cui cause sono ascrivibili ad ingiustizie planetarie, ma per chi ha vissuto una situazione di lutti e di sofferenze dovrebbe essere pacifico che, se non si condivide un progetto così complesso, si dovrebbe dirlo con lealtà e franchezza.

Non servono spiegazioni e nessuno chiederà ragione del no di San Giuliano di Puglia. Rispetteremo quella decisione, ma per favore non si giochi oltre sull’accoglienza di bambini, donne, famiglie e ragazzi che scappano da guerre, persecuzioni razziali, violenze, fame e miseria.

Non è giusto nei loro confronti. Non è giusto dopo 7 mesi scoprire che il Sì di San Giuliano di Puglia è diventato un No. Si poteva impiegare questo tempo per individuare un’altra soluzione e non ammassare i migranti in strutture alberghiere non predisposte per quella attività.

 

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