Marialuisa Forte da piazza del Popolo si unisce agli altri sindaci per un messaggio di speranza e coraggio per una nuova Europa

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CAMPOBASSO – “Non dissipiamo l’eredità dei padri fondatori, abbiamo il dovere morale di proteggere la casa comune delle generazioni Erasmus”. E’ quanto ha affermato la sindaca di Campobasso Marialuisa Forte nel messaggio per la costruzione di una nuova Europa.

“Il messaggio che è risuonato sabato pomeriggio da Piazza del Popolo – ha detto la sindaca di Campobasso – un messaggio di speranza e di coraggio che ci spinge a ribadire con forza che le nostre città sono, prima di tutto, città europee. Noi, come cittadini europei, rivendichiamo il diritto e il dovere di costruire una nuova Europa: un’Europa più vicina ai bisogni delle persone, che sappia coniugare diversità e unità, tradizione e innovazione. Un’Europa che non resti solo nei trattati o nelle istituzioni, ma che sia sempre più radicata nella quotidianità delle nostre vite. Le città sono il cuore pulsante di questa nuova Europa: luoghi dove si intrecciano sfide globali e locali, dove si costruiscono soluzioni concrete e condivise per il futuro. Da Piazza del Popolo è emersa una voce chiara e potente, che ci invita a immaginare e a impegnarci per un’Europa più inclusiva, più solidale, ma soprattutto un’Europa di pace.

Non basta dire che siamo europei. È tempo di agire come europei, nelle nostre scelte, nelle nostre politiche, nelle nostre comunità. Questa è l’Europa che vogliamo, ed è l’Europa che insieme possiamo realizzare”.

Così la sindaca di Campobasso Marialuisa Forte, tra i 14 sindaci firmatari del documento che ha raccolto l’appello del giornalista scrittore e giornalista Michele Serra dando vita alla manifestazione “Una Piazza per l’Europa”, il giorno dopo l’evento che ha radunato a Roma 50mila persone.

Salita sul palco di Piazza del Popolo insieme ad altri primi cittadini, la sindaca insiste sul senso di appartenenza all’Europa: “Non possiamo permetterci di dissipare l’eredità dei padri fondatori, che ebbero il coraggio e la visione di immaginare un’Europa unita non solo sulle carte geografiche ma nei valori, nei diritti e nelle grandi opportunità condivise. Non distruggiamo ciò che è diventato patrimonio delle nostre generazioni Erasmus, che hanno vissuto e costruito un’Europa senza confini, fatti di scambi culturali, di crescita personale e di legami che superano le barriere nazionali. E’ nostro dovere coltivare e rafforzare il senso di appartenenza a questa casa comune, ricca di diversità ma unita da un destino condiviso. Per me è stato un onore salire su quel palco, ma sento anche il peso della responsabilità di ciò che esso rappresenta: perché l’Europa non è un’astrazione, ma una realtà concreta che tocca la vita quotidiana dei nostri cittadini.

L’Europa è la nostra casa comune e, come ogni casa, ha bisogno di cura, di impegno e di visione. E’ giunto il momento di allungare lo sguardo, di superare i calcoli di convenienza e di abbracciare un progetto che non
riguarda solo noi, ma le generazioni che verranno”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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