Venafro, gli studenti del “Giordano” hanno ricordato la “Giornata della Memoria” alla presenza del Prefetto di Isernia e della Direttrice USR Molise

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VENAFRO – Una giornata speciale presso il laboratorio innovativo dell’Istituto Omnicomprensivo “Antonio Giordano” in via Maiella a Venafro.

L’Istituto “A. Giordano”, in collaborazione con la prefettura di Isernia, l’Ufficio Scolastico Regionale del Molise e il patrocinio del Comune di Venafro, questa mattina ha presentato l’evento «Giornata della memoria … per non dimenticare».

«Per non dimenticare l’orrore e per commemorare tutte le vittime della Shoah – hanno spiegato i vertici della Scuola -, ogni anno il 27 gennaio viene celebrato il “Giorno della Memoria”, istituito con la Legge 20 luglio 2000 n. 211.  L’iniziativa didattica è stata organizzata per creare un momento di riflessione sul genocidio degli ebrei e sui terribili eventi storici che hanno funestato la nostra Nazione e tutta l’Europa, per non dimenticare e mantenere sempre viva nelle nuove generazioni la memoria di ciò che è stato. L’alto compito educativo della scuola è quello infatti di recuperare quei fatti storici per trasformarli in occasioni di riflessione e studio, per combattere l’indifferenza e l’oblio, per promuovere e creare nei giovani un nuovo spirito di confronto, solidarietà e collaborazione con i popoli di diverse culture, stimolando una coscienza civile e morale attiva e consapevole che rifiuti ogni forma di discriminazione ed intolleranza».

Il Sindaco di Venafro Alfredo Ricci ha voluto portare i saluti della città di Venafro sottolineando il «Messaggio forte che arriva dai ragazzi, dai ragazzi del Giordano che ancora una volta ci hanno dato una bella lezione di vita, ripercorrendo la storia e offrendo a tutti noi spunti di riflessione su questa pagina della storia, pagina disumana che deve far scuotere sempre le coscienze».

La Direttrice dell’Usr Molise Maria Chimisso ha detto «Nella mia vita privata e professionale sono venuta spesso a Venafro e ci torno volentieri. Qui ho iniziato la mia carriera da docente. Scopro oggi una comunità, che in qualche modo mi appartiene, estremamente vivace ed estremamente attiva e quindi faccio i complimenti al Dirigente scolastico perché sappiamo quanto impegno richiede investire bene i fondi del PNRR».

Riflettendo sul genocidio degli ebrei e sui terribili eventi storici che hanno funestato la nostra Nazione e tutta l’Europa e per non dimenticare e mantenere sempre viva nelle nuove generazioni la memoria di ciò che è stato, la Direttrice USR ha ricordato che «Nelle parole del Ministro Valditara ci sono passi che traggono spunto e, non può essere diversamente, dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo che viene espressa in un momento molto difficile delicato per la storia dell’umanità che è la fine della seconda guerra mondiale. Mi preme ricordare ai ragazzi una cosa, che la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo non precede la Costituzione italiana e che quei valori fondanti della nostra Carta costituzionale, cioè la lotta alla discriminazione l’equità la giustizia l’uguaglianza il perseguimento del benessere dei cittadini e degli individui sono quelli su cui deve poggiare non soltanto il 27 gennaio giorno indicato per il ricordo, per la memoria a seguire, ma anche il nostro agire quotidiano».

La Signora Prefetta di Isernia, apparsa particolarmente commossa durante l’esibizione degli studenti, ha voluto, con le parole di Primo Levi e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lasciare un messaggio forte alla comunità scolastica venafrana: «Primo Levi ci ha insegnato che “Chi dimentica il passato è condannato a riviverlo”. Chi rifiuta il passato, dovrà per sempre portare sulle spalle il peso di avere tolto la possibilità alle generazioni successive di poter condurre una vita “normale”. Quindi, ricordare e far ricordare il sacrificio di milioni di vittime innocenti, ebrei in gran parte, ma anche rom e sinti, omosessuali, oppositori politici, disabili, è espressione di un dovere di umanità e di civiltà; perché i valori della democrazia, della tolleranza e del rispetto di ogni fede religiosa siano vissuti ogni giorno dell’anno. E, oggi, in questo Istituto, che è fucina di idee e di cultura, di confronto aperto, scevro da sovrastrutture e condizionamenti, mi piace citare alcuni passi del recente discorso tenuto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Attraversiamo una stagione difficile, per molti aspetti drammatica, in cui l’uomo sembra, ostinatamente, proteso a distruggere quel che ha costruito, a vilipendere la propria stessa dignità. Le guerre che si combattono ai confini d’Europa ci riguardano. Non soltanto perché il vento delle morti, delle distruzioni, degli odi percorre le distanze ancora più rapidamente di quanto non facciano le armi e incide sulle nostre esistenze, sulle nostre economie e soprattutto sulle nostre coscienze. Ci riguardano perché l’Europa, rinata nel dopoguerra, ha iscritto la parola pace nella sua identità. L’Europa è tornata a vivere con la pace e nella pace.  Quella promessa di pace ha generato libertà e uguaglianza, consentendo anche di rianimare la parola “fraternità” – che la Rivoluzione francese aveva issato sui pennoni, e poi oscurata nell’evolvere dei conflitti sociali, dagli insorgenti nazionalismi, dalla pretesa di ridurre “ad unum” il volere dei popoli, dalle volontà di potenza. Questioni cruciali, queste, che chiamano alla responsabilità i governanti. Responsabilità che coinvolge le comunità e le persone, non meno degli Stati. Ma la pace è anche un grande tema che riguarda la cultura. La cultura è un lievito che può rigenerare la pace. E con essa – ha concluso la Prefetta Tancredi – i valori umani che le guerre tendono a cancellare, annegandoli nell’odio, nel rancore, nella vendetta, indotti dagli estremismi nazionalistici. In questo momento parlare di cultura, pensare la cultura, trasmettere cultura vuol dire alzare lo sguardo, per un compito di grande portata. Perché la cultura è paziente semina, specialmente nelle nuove generazioni. Perché la cultura è beneficamente contagiosa e permette di riflettere sulla storia per non ricadere negli errori del passato”.  E penso che non si debba aggiungere altro.»

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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