VENAFRO – Inquinamento, ancora sforamenti del PM10 oltre il limite consentito dalla legge

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VENAFRO – Non si arrestano le emissioni del PM10 registrate dalla centralina Venafro 2 situata in Via Campania.

I dati registrati sulla qualità dell’aria dall’Arpa Molise, infatti, indicano l’ennesimo superamento del limite annuo stabilito dal D.Lgs. 155/2010. Gli sforamenti, al 14 dicembre – ultimo rilevamento riportato dall’Arpa -, risultano essere 44 a fronte dei 35 annui.

Una situazione disastrosa ed emergenziale che dovrebbe essere affrontata senza mezzi termini dalla politica, prima di tutto. E nel pieno rispetto della consuetudine o perché tirata dalla manica proprio da quegli sforamenti colorati di rosso nelle tabelle pubblicate sul sito dell’Arpa, la politica regionale interviene, convocando un tavolo tecnico – l’ennesimo – per valutare soluzioni che abbiano efficacia immediata, per promuovere un monitoraggio dell’aria attraverso il quale si possa definitivamente comprendere cosa possa generare questo aumento del PM10 (il particolato fine che nella Piana non va considerato isolatamente ma a braccetto col PM2.5, col cadmio, la diossina, il benzo-a-pirene).

Per quanto sia diffusa la prerogativa di puntare il dito verso il trasporto su strada, è ben chiaro come l’assegnazione allo smog automobilistico di quella specie di primato nella emissione di polveri sottili inquinanti in grado di far raggiungere e sforare i limiti stabiliti dal legislatore, risulti decisamente iniqua e oltremodo comica. Basti pensare che Venafro e Milano si contendono un primato molto triste: qualche anno fa, il report molisano registrava una media di PM10 pari a 32ug/m³ (e l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne fissa il limite a 15), una media annuale pari a quella di Milano, metropoli che conta 1,354 milioni di residenti.

Una pantomima della peggiore specie, quella che imperversa caparbia e da tempo incalcolabile sulle sorti della Piana di Venafro. Basterebbe guardarsi un po’ indietro e nemmeno tantissimo, giusto tre anni, quando durante il periodo in cui vigeva il lockdown – strumento necessario ad arginare il famigerato COVID-19 –  tutto era fermo, pure il traffico. Ebbene, anche in quei mesi di primavera (straordinariamente caldi con temperature al di sopra della media e quindi inevitabilmente esclusi dal funzionamento del riscaldamento casalingo) non mancarono gli sforamenti giornalieri dei valori del PM10.

Qualche mese fa l’Associazione ‘Mamme per la Salute e l’Ambiente Onlus’ di Venafro presentava all’AIRTum (Associazione Italiana Registri Tumori) una richiesta avente ad oggetto delle informazioni sull’accreditamento del Registro Tumori in Molise. La risposta, lapidaria e incontrovertibile, asseriva l’assoluta mancanza di qualsiasi procedura di accreditamento dati da parte del Registro tumori della regione Molise. Che non esista una volontà ferma e decisa tesa a risolvere una volta per tutte la questione ambientale persistente nella Piana di Venafro è ormai una verità amara che i cittadini però non intendono ingoiare a tutti i costi.

L’indimenticato poeta friulano, Pier Paolo Pasolini, vero e proprio precursore nel mettere a punto il concetto di sviluppo sostenibile, affermò durante un’intervista che credeva sì nel progresso ma non nello sviluppo, intendendo dire con questa affermazione che esisteva una differenza paradossale tra gli interessi della politica e quelli della comunità, avendo la politica dimostrato di essere sempre ben lontana dal farsi carico di quello che è il bene comune. Ci si augura che la verità proclamata in maniera profetica da Pasolini possa essere capovolta e che quella definita ‘casa comune’ da papa Bergoglio nella sua Enciclica sull’ambiente possa davvero essere intesa per ciò che è: l’ingranaggio nel quale il bene della collettività corrisponda all’azione virtuosa dei governanti concentrati a realizzare sul serio il benessere assoluto dei propri elettori.

Federica Passarelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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