VENAFRO – In città è stata confermata non solo la criticità degli sforamenti giornalieri per il PM10, ma anche il superamento del valore del Benzo-a-pirene, sostanza inquinante cancerogena
È stato reso pubblico qualche giorno fa il Report dell’ARPA Molise per l’anno 2022 sulla qualità dell’aria in Molise e i risultati “hanno mostrato che la regione presenta livelli di inquinamento accettabili con il rispetto dei limiti imposti dalla normativa nazionale” aggiungendo subito dopo che “tuttavia si sono registrati episodi di superamento dei valori limite per l’ozono, che in due stazioni di monitoraggio ha fatto segnalare il superamento del valore obiettivo oltre il numero massimo consentito di giorni e a Venafro dove, oltre alla conferma della criticità del superamento del limite giornaliero per il PM10 oltre il numero massimo consentito, si riscontra anche il superamento del valore obiettivo del benzo-a-pirene“.
Le conclusioni del Report chiariscono infatti che “la stazione di monitoraggio Venafro2 ha fatto registrare 60 superamenti del limite giornaliero a fronte dei 35 consentiti dalla legge, a cui si aggiunge il superamento del limite annuale del Benzo-a-pirene.”
Dunque, una vecchia storia che ripete il suo solito adagio e che pare non riesca a trovare una soluzione per mancanza di attenzione e volontà da parte del potere politico. Un potere deteriorato che non ascolta e non accoglie le proteste indignate dei cittadini (quando ci sono state, ché ultimamente anche quelle hanno perduto la voce), che non riesce o non vuole istituire un registro dei tumori, di fatto ritenuto lo strumento in grado di offrire una carrellata di informazioni preziose e necessarie per un’analisi approfondita di tutti i fattori di pressione ambientale che insistono sul territorio. Un potere flaccido e irrispettoso del diritto alla salute e di quell’altro diritto inviolabile che decreta di dover vivere in un ambiente salubre. La musica e le parole non cambiano, nemmeno negli articoli di giornale di qualche anno fa e che nel 2019 titolavano “Aumenta l’inquinamento, è record: valori tre volte oltre il limite previsto”, o nel 2022 quando a caratteri cubitali dichiaravano “Piana di Venafro devastata. Inchiesta di Fucci, sostanze pericolose prima fra tutte il Cadmio”, o ancora come nel mese di giugno di quest’anno che a proposito del PM2.5 segnalavano come “il particolato galoppa nel fine settimana con i mezzi pesanti fermi”. Insomma, un grido nel deserto. Come d’altronde resterà quest’articolo che si va componendo.
Durante la primavera scorsa, come se non bastasse, è stato reso pubblico anche un altro report: la Relazione finale sulla qualità dell’aria nella piana di Venafro relativa sempre all’anno 2022 redatta dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
A fine 2020, il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva chiesto il coinvolgimento dell’ISPRA, dell’ARPA Molise e dell’ARPAE Emilia Romagna “nell’ambito degli studi che la Regione Molise stava svolgendo relativamente al potenziamento del monitoraggio della qualità dell’aria e alla caratterizzazione delle polveri per l’individuazione delle principali fonti inquinanti con riferimento all’area di Venafro, da anni interessata da fenomeni di inquinamento atmosferico piuttosto rilevanti”. La Relazione dell’ISPRA a pagina 12 spiega che “per tutto il periodo considerato (2010-2019) più di 3/4 del totale delle emissioni di ossido di azoto (NOx) è attribuibile al cementificio mentre il resto viene prevalentemente dal trasporto su strada” aggiungendo poi che “per le emissioni primarie di PM10 il cementificio risulta responsabile del 65% del totale seguito dal riscaldamento (15%), dagli incendi forestali (8%), dal trasporto (5%) e dalle altre fonti emissive”.
Si è scritto che il potere politico fa fatica ad intervenire, non ha mordente, non cerca soluzioni, non porta a compimento quello che è il suo fine ultimo, quello che per dirla con gli antichi Greci è il concorrere al ‘bene’ e al ‘vivere bene’, ossia il raggiungimento del ‘bene comune’, evidentemente perché solo i sapienti dotati di saggezza sono in grado di agire a vantaggio del bene collettivo.
E se mancano i politici in grado di intervenire a favore del bene pubblico allora non resta che affidarsi alla gente comune, ai cittadini, alle associazioni che hanno a cuore i problemi ambientali o forse chissà, agli artisti. Come Teresa Antignani, giovane artista e ricercatrice campana che assieme alla fotografa Sara Terracciano ha dato vita al progetto intitolato ‘Martyrion’, un racconto per immagini degli scempi ambientali in Campania, degli abusi sui territori da parte di multinazionali e politiche corrotte. Un lavoro che racchiude la storia, le proteste e la lotta dei movimenti non solo appartenenti all’Alto casertano poiché tra le immagini incluse nell’opera sono presenti anche le realtà radicate a Sesto Campano, Venafro, Pozzilli.
Un progetto artistico di testimonianza e denuncia, il Finisterre oltre il quale si stende l’oblio.
Federica Passarelli
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