CACCIA – Legambiente “Per gestire la fauna selvatica si utilizzino metodi e approcci scientifici”

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CAMPOBASSO – La modifica della legge n.19 del 1993 che disciplina all’attività venatoria apportata all’interno del maxiemendamento al Bilancio regionale approvato qualche giorno fa ha fatto montare la protesta di Legambiente che contesta il fatto che quanto avvantaggerebbe notevolmente i cacciatori a danno degli agricoltori i quali da tempo chiedono misure per mitigare i danni recati dalla cattiva gestione della fauna selvatica di cui anche gli stessi cacciatori sarebbero responsabili.

Insomma, sostiene Legambiente, si è creato un circolo vizioso in cui “chi ha provocato il danno si erge a risolutore del problema, ottenendo così un generoso provvedimento dalla politica regionale che in questo modo ripaga una cerchia, ristretta ma rumorosa, di elettori”.

Cosa prevede il comma 1bis inserito all’art. 27 della Legge Regionale sulla caccia? Viene data la possibilità alla Giunta Regionale, qualora la presenza di una “specie venabile risulti eccessiva”, di emanare “provvedimenti volti ad estendere l’intero periodo del prelievo venatorio per l’intero arco temporale inteso dall’inizio al termine dell’intera stagione venatoria.”

Così si dà modo con un emendamento generico alla Giunta ampi poteri per “gestire”, senza supporto di dati e atti scientifici, tutta la fauna selvatica venabile, e non solo il cinghiale, senza tener conto di nozioni ecologiche fondamentali che consentono di decidere in materia di distribuzione, consistenza, gestione e prelievo delle specie, e che permettono di quantificare il concetto vago di “specie venabile eccessiva“, espresso nell’emendamento.

Legambiente  rileva anche.

“Al comma 2 dell’art. 29 è contenuta la vera chicca (per non dire favore) che affida la regolamentazione dell’abbattimento della fauna selvatica, oltre che alle guardie venatorie dipendenti dalle Province, anche ad “altri soggetti purché muniti di licenza per l’esercizio venatorio”.

La domanda che ci facciamo è: chi sono tali figure? Ci sembra di intuire che questa legge consentirà ai cacciatori, i controllati, di fungere anche da controllori e da risolutori del problema.

Dalla lettura di questo emendamento emerge che chi l’ha proposto ha avuto un abbaglio, ignorando che la normativa sulla caccia spiega chiaramente a chi può essere affidata la vigilanza venatoria. Costui è ben consapevole che in Molise la programmazione e la gestione della fauna selvatica sono affidate al mondo venatorio a tal punto da consegnargli completamente la materia anche per via legislativa. Insomma i Consiglieri regionali di maggioranza, in linea con il passato e in assenza di dati e parametri demografici delle specie di fauna selvatica, si affidano alla scienza venatoria praticata dai cacciatori. Questo senza tenere conto, ad esempio, che la caccia di selezione al cinghiale in Molise, stando ai dati ufficiali, non ha portato nessun miglioramento al contenimento della specie o alla riduzione dei danni all’agricoltura, nonostante le ingenti risorse economiche investite su attività di formazione che, a ragion veduta, abbiamo sempre contestato”.

“Malgrado gli scarsi risultati ottenuti, apprendiamo – continua ancora Legambiente – che saranno attivati nuovamente programmi di formazione per l’abilitazione alla caccia di selezione focalizzati sugli abbattimenti “selettivi” senza considerare un piano di censimento delle popolazioni. Con questo non vogliamo demonizzare tale metodo ma riteniamo che esso, se applicato nel modo corretto, possa fornire un quadro della fauna selvatica presente nel territorio.

Legambiente Molise ha più volte suggerito all’Assessore con delega alla caccia proposte per un approccio alla gestione venatoria multidisciplinare per mettere al primo posto la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi e garantire agli agricoltori di esercitare il diritto di impresa. La gestione faunistica, in particolare quella del cinghiale, non può diventare terreno di conflitto sociale a causa di un modello di gestione delle attività venatorie arretrato, frutto di approssimazione e di scambio politico. Le conseguenze di tale gestione errata ricadono oggi su tutti, sia a livello sociale che economico: si pensi alle numerose richieste di pagamento dei danni da fauna intentate dalle aziende agricole alla Regione Molise.

Se l’assessore intende davvero risolvere il problema e sostenere le aziende agricole e l’intera collettività, allora dovrà iniziare a confrontarsi anche con tecnici esperti che si occupano di gestione della fauna, argomento che contempla altri approcci oltre a quello delle doppiette.

Se la Regione Molise intende abbandonare queste logiche sbagliate nella gestione della caccia, Legambiente Molise è disponibile a collaborare e mettendo in campo le sue competenze per applicare quelle buone pratiche già sperimentate in altre Regioni.”

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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