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CAMPOBASSO – Il risiko bancario, tra le sue molteplici implicazioni, comporta anche la ridefinizione della presenza delle banche nei territori, con chiusure di filiali che limitano la possibilità di accesso per i clienti ai servizi finanziari e assicurativi e impattano sull’aspetto occupazionale del settore.
Le possibili aggregazioni bancarie annunciate nelle ultime settimane avrebbero implicazioni molto rilevanti, con impatti anche nel settore assicurativo, il coinvolgimento di grandi investitori privati e rilievi di natura politica.
“Il risiko bancario in corso può ridisegnare nuovi equilibri nel mondo finanziario e non solo: come Uilca da sempre crediamo che le aggregazioni bancarie, se devono esserci, debbano basarsi su una logica industriale di lungo periodo e non rispondere a motivazioni di natura politica o legate solo al profitto o agli interessi dei grandi azionisti.
Resta prioritario salvaguardare e favorire l’occupazione, preservare il ruolo sociale della banca e la sua funzione per lo sviluppo del Paese, a sostegno delle comunità, delle famiglie e delle imprese”, commenta il segretario generale Uilca Fulvio Furlan. “Come Uilca, insieme alle altre Organizzazioni Sindacali, continueremo a monitorare ogni risvolto di queste operazioni societarie, a partire da quello occupazionale”.
Aggiunge il segretario generale Uilca Molise Ermando Ciocca “Va considerata l’identità del territorio, soprattutto per quanto riguarda il tessuto socio-economico. Il Molise è una terra di forte imprenditoria locale che fa delle proprie eccellenze la prima fonte di prosperità: se non mettiamo al fianco degli imprenditori molisani una struttura bancaria ben capillarizzata, efficiente ed attenta alle loro necessità si colpiscono non solo le aziende in essere ma si va a limitare di molto la nascita di nuove attività.
In Italia, negli ultimi cinque anni, ogni mese sono stati chiusi 76 sportelli bancari. Dal 2019 al 2024, infatti, si contano 4.557 filiali in meno. Nel 2024 le filiali bancarie sono scese sotto la soglia delle ventimila unità (19.755).
Rimane alta l’insoddisfazione in Molise per la chiusura degli sportelli bancari nel proprio comune: scontenti dieci molisani su dieci intervistati. Il rapporto umano si conferma determinante per accedere ai servizi bancari: per nove su dieci il bancomat non può sostituire il contatto umano. L’assenza di una banca impatta negativamente sull’inclinazione a investire e influisce nella scelta di vivere o meno in un territorio. Sei su dieci hanno percepito la mancanza/riduzione dello sportello bancario.
Queste le maggiori evidenze del secondo Rapporto Uilca Chiusura filiali? No, grazie, la sentiment analysis volta a misurare il livello di insoddisfazione degli italiani a causa della desertificazione bancaria e le ricadute occupazionali, sociali ed economiche del problema nel Paese. Per le regioni Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia – che costituiscono l’area Nielsen 4 – sono state raccolte 800 interviste.
“La desertificazione bancaria è un fenomeno in corso da tempo, ma le sue tante conseguenze sociali ed economiche erano sconosciute o del tutto sottovalutate. I dati del nostro secondo Rapporto ne confermano la gravità: è un problema reale, sentito dalle persone. La chiusura delle filiali ha impatti sociali, riduce la propensione agli investimenti e influenza la scelta di vivere o meno in un territorio, con un aggravio dello spopolamento dei piccoli centri”, così il segretario generale Uilca Fulvio Furlan commenta gli esiti emersi dal Rapporto.
“E’ un dato di fatto che nelle regioni povere del Sud le banche investono meno e di conseguenza ci sono meno sportelli: così facendo si allontanano dai cittadini riducendo il sostegno alle attività economiche e quindi all’economia reale e alle aree interne. La regione soffre da anni di una fuga costante di giovani che si allontanano a causa delle scarse possibilità lavorative: se si continuano a chiudere gli sportelli bancari non si farà altro che accelerare il fenomeno” osserva il segretario generale Uilca Molise Ermando Ciocca.
“Da tutelare è anche la componente meno giovane della popolazione molisana: va garantito il pieno accesso ai servizi bancari tramite uffici che permettano il contatto diretto con i dipendenti, non solo con bancomat ed applicazioni. La transizione digitale deve rappresentare uno strumento strategico che cammini di pari passo con l’inclusione sociale.
Il Molise deve evitare con ogni mezzo lo spopolamento e l’abbandono delle aziende, sfruttando al meglio tutte le risorse disponibili, supportando progetti che vanno verso la direzione della sostenibilità e valorizzazione delle nostre eccellenze, del nostro patrimonio paesaggistico, ambientale e culturale”.
Da quanto registrato, inoltre, la presenza di una filiale non può essere sostituita dalla banca digitale: sette su dieci, in caso di chiusura della propria filiale bancaria, si recherebbero in un ufficio fisico, banca o posta.
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