CIVITANOVA del SANNIO – Anche quest’anno, come di consueto, nel bel borgo molisano di Civitanova del Sannio, si è rinnovata la tradizionale “’Ndocciata” della Vigilia di Natale: il rito antico dei fuochi che, secondo l’insegnamento cristiano e nel sentire del popolo, evoca l’attesa della nascita di Gesù bambino. Il Salvatore del mondo, il Dio fattosi uomo, pellegrino per le strade del mondo, nasce al freddo, in una grotta ed è deposto in un’umile mangiatoia. E’ così che l’amore e l’attenzione delle persone sensibili al bisogno altrui, con altrettanta umiltà e semplicità, s’ingegnano nel sostenere il soffio caldo del bue e dell’asinello per elargire maggior tepore al bimbo della capanna. E, in quest’accezione, nasce la fiammella della “torcia”, pronta a soffiare tepore sul gracile corpicino del neonato divino. Le “’Ndocce”: tronchi di faggio, sapientemente lavorati da volontari del posto che, essiccati in autunno, e intarsiati in cima, risplendono per i borghi del paese nella sera della Vigilia. Da vari rioni, decine di portatori, bardati di mantello, cappello e calzari tradizionali di color nero, dalle fiamme di un falò di fuoco, uno per volta, accendono la propria torcia e, in solenne e raccolta processione, sfilano per le vie del paese sino a raggiungere la piazza centrale. Rifulge la luce del Natale, che saluta e illumina le facciate delle case di sempre e i tanti volti oranti di chi accompagna, osserva e attende il Redentore. Tutti i portatori, organizzati in due file, confluiscono nei pressi della villa comunale da cui, nel risalire la bella scalinata che porta al “Terrapieno”, giungono alla porta dell’abitato, ove s’erge il gran falò pronto a farsi grande luce per illuminare la fulgida notte. Il parroco benedice i fuochi e le zampogne intonano musiche natalizie. I portatori circondano il grande fuoco e, a rotazione, ciascuno butta la propria torcia nella grande bocca del falò che, lentamente, si fa fuoco e si consuma per amore. C’è silenzio, incensato di canti, mentre la folla abbraccia la scena. Danzano le fiamme al rintocco del suono del campanone. Scoppiettii e faville fanno la loro festa, così come le gustose “cancelle” con il di vin brulé, dispensatrici di armonia e di rinforzo alle amicizie.
Luigi Fantini
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