Tecnologia, il boom dei musei dedicati ai videogiochi

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Tecnologia, il boom dei musei dedicati ai videogiochi

I videogiochi non sono solo una passione per amatori, ma da qualche tempo sono diventati anche una vera e propria professione. Di conseguenza, l’interesse generale verso l’argomento è aumentato a dismisura negli ultimi anni e in tanti hanno iniziato a cercare di ripercorrere persino le origini del fenomeno, alimentando quella che è poi diventata la branca del retrogaming. Molti titoli hanno scritto di fatto la storia dell’intrattenimento, non solo ottenendo record di vendite, ma anche dando spunto a idee rivoluzionarie per il gameplay, che magari sono state scopiazzate in seguito anche da altre software house. Insomma, intorno al videogame è sorto facilmente anche un ambito collezionistico e oggi si contano diversi musei a tema pronti a far rivivere agli appassionati l’atmosfera del passato.

La maggior parte delle sale di questo tipo è dedicata agli anni ’70, ’80 e ’90, ossia al periodo in cui sono nate le prime console casalinghe propriamente dette e hanno visto la luce i più popolari personaggi videoludici come Super Mario, Sonic o Crash Bandicoot. Un’epoca in cui le macchine da collegare al proprio televisore si dividevano con i cabinati arcade che fino a qualche anno fa si potevano trovare anche nei semplici bar. L’evoluzione del videogioco si manifesta già solo attraverso la trasformazione dei controller, che un tempo erano piuttosto basilari e contavano pochissimi tasti. Oggi, invece, tra molteplici levette, croci direzionali e tasti dorsali i pulsanti si sono letteralmente moltiplicati, consentendo ai giocatori molte più possibilità di manovra e mosse da eseguire.

In Italia uno dei musei più famosi per quanto riguarda la sfera videoludica è il Videogame Museum, situato a Bologna. Le iniziative sono volte a garantire ai frequentatori delle esperienze altamente interattive e coinvolgenti, così da riscoprire la storia dei vecchi videogiochi toccandoli con mano. La presenza di postazioni giocabili e di bacheche espositive con pezzi d’annata è essenziale anche per favorire la socializzazione in loco, sublimando l’aspetto culturale che le attrazioni virtuali ci hanno lasciato in eredità. I musei dedicati ai videogiochi sono aperti a curiosi di tutte le età: ognuno è il benvenuto per evidenziare sia il progresso tecnologico sia l’evoluzione sociale.

All’estero, invece, spiccano il Museo dei Videogiochi di Berlino e lo Strong National Museum of Play di Rochester. Il primo è stato realizzato nel 1997 e si distingue per possedere la più vasta collezione in tutto il globo, con più di 300 oggetti esposti e installazioni artistiche di svariato tipo. Non mancano addirittura riviste originali d’epoca, di quelle che anticipavano le nuove uscite o svelavano trucchi e consigli relativi ai titoli più in voga del momento. Il museo americano è forse più sfarzoso e appariscente e la sua costruzione è costata quasi 80 milioni di dollari. In questo caso non c’è solo spazio per i videogame, ma anche per i classici giochi da tavolo. Qui i visitatori possono persino dotarsi di un proprio avatar virtuale per esplorare le varie aree presenti.

Se i videogiochi, sia vecchi sia nuovi, continuano a godere di un certo successo lo si deve indubbiamente anche al boom della rete. Senza le informazioni ricavabili da internet non sarebbe stato possibile vedere nascere intere community dedicate a specifiche saghe videoludiche. D’altro canto, la connettività ha stravolto anche altri settori dell’intrattenimento e molte attività che una svolta si potevano svolgere solo di persona oggi vengono praticate comodamente a distanza, come accade per i giochi di carte virtuali o per il bingo presente online, ad esempio. I videogiochi sono sempre stati in grado di rimanere al passo con la tecnologia e l’impressione generale è che la loro escalation non sia ancora finita.

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