‘Ri-costruire’, il progetto sperimentale della giovane scultrice venafrana Francesca Siano

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VENAFRO – A Sepino installato all’interno del Parco Archeologico vicino all’antica basilica romana il progetto sperimentale della scultrice Francesca Siano che unisce il passato e il presente in un’opera scultorea ricca di significato.

Ri-costruire è il titolo del progetto sperimentale ideato dalla giovane scultrice venafrana Francesca Siano, un intervento di arte contemporanea installato all’interno della Basilica di Saepinium nel Parco Archeologico appartenente a quella che viene spesso definita la ‘piccola Pompei’ e che resterà esposto fino al prossimo 16 marzo.

La magnificenza del progetto di Francesca – progetto legato alla tesi di laurea che discuterà a breve presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli – è ben visibile in quella alterità che vede una unione di forze tra ciò che appartiene al passato e quello che rientra nel concetto di modernità. Una commistione di per sé unica e speciale che permette all’osservatore di apprezzare, nella tridimensionalità dell’opera, il ritorno di un antico splendore attraverso la sperimentazione contemporanea che assume maggior valore perché formulata e realizzata da una giovanissima scultrice. Il titolo tra l’altro racchiude un vero e proprio tesoro relazionale perché consente di comprendere il valore della storia attraverso la concezione moderna che intende appunto riproporla. Ciò trova conferma nella spiegazione che Francesca Siano ha fornito nel presentare l’opera sottolineando che “Ri-costruire nasce dall’idea di creare un dialogo tra arte antica e contemporanea, tra passato e presente non soltanto per realizzare il ripristino dello stato primordiale dei luoghi, ma per creare una connessione tra essi. Il mio intento come scultrice è stato quello di recuperare le forme che un tempo esprimevano armonia e proporzione, disponendole nello spazio nella coro completezza. In tale contesto si è cercato di raccontare il luogo attraverso la ricostruzione di colonne risalenti all’età Romana mediante l’utilizzo di una rete metallica a maglia stretta la cui trasparenza aiuta ad immergersi nella storia passata e allo stesso tempo ci fa capire che è possibile andare avanti e ricercare la storia stessa con materiali che oggi ritroviamo nella quotidianità. L’utilizzo della rete metallica e della trasparenza permettono di rappresentare la dimensione immateriale delle opere e il loro rapporto con il contesto. Un’architettura immateriale, onirica, quasi un disegno, in cui la maestosità dell’edificio e la leggerezza della trasparenza coesistono in un dialogo aperto tra antico e contemporaneo”.

La ricostruzione intesa come parola da cui trarre ispirazione porta inevitabilmente all’idea di coraggio che scaturisce dalla volontà di non rassegnarsi alla mentalità corrente tesa per lo più all’esaltazione della stasi e che si esplicita nel modo di dire tipicamente molisano ‘lassa sta u munn com ze trova’, una verità questa che viene completamente capovolta dalla dichiarazione di Francesca, la quale specificando cosa l’avesse condotta ad eseguire proprio questo tipo di progetto ha risposto dicendo che ha voluto realizzare questo lavoro a Sepino, nel Molise “per ricordare a tutti che il nostro territorio è ricco di bellezza e non deve essere dimenticato o abbandonato. Sono emozionata oltre che sorpresa da tutto questo ‘clamore’ e spero sia utile affinché il mio Molise passi da ‘il Molise che non esiste’ al Molise esiste ed ha un patrimonio culturale e storico pazzesco”. A Francesca, che si dichiara stupita del clamore mediatico che sta suscitando la sua tesi sperimentale, non si può rispondere che con un sorriso e un ringraziamento, perché lei rappresenta quella gioventù meravigliosa che sarà in grado di trasformare l’inverno dello spirito di questa regione stanca e priva di stimoli rilevanti in un piccolo moto rivoluzionario in grado di sollevarla dall’intossicazione dell’ozio e della paralisi sociale. Ri-costruire, costruire di nuovo, in un impeto di entusiasmo che mette assieme la storia passata – da cui non si può prescindere se si vuole costruire il futuro –  e quella contemporanea, passando per l’intuizione giovanile che rappresenta bene quell’idea elaborata da Elsa Morante, la quale amava affidare la salvezza del mondo alle generazioni future che non si stancano, bontà loro, di ri-costruire.

Federica Passarelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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