VENAFRO – Consiglio monotematico sull’inquinamento, sala gremita in via Pedemontana: il resoconto

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VENAFRO – Sala conferenze San Luigi Orione di via Pedemontana gremita per il Consiglio Comunale in modalità ‘aperta’ per le problematiche ambientali della Piana di Venafro.

Se la parola d’ordine continua ad essere il monitoraggio continuo delle polveri sottili, durante il consiglio si è evidenziata la necessità di attivare politiche ambientali che riducano l’emissione del particolato i cui valori risultano estremamente dannosi per la salute dei cittadini.

Con un intervento impostato sulla lettura di tabelle e grafici, gli esperti dell’ISPRA – intervenuti mediante collegamento in streaming – eludendo in qualche modo quelle che sono le dichiarazioni contenute nella relazione ISPRA del 2023 in cui vengono indicate le principali fonti inquinanti, hanno affermato che c’è un inquinamento atmosferico non trascurabile nella valle di Venafro ma avendo essi rilevato lacune conoscitive per effettuare uno studio completo e mancando quindi informazioni precise (come ad esempio quelle relative all’aspetto orografico e a quello meteorologico) hanno ritenuto opportuno suggerire un censimento degli impianti di riscaldamento dato che elevati sono i valori delle polveri legnose.

Dopo un primo iniziale scoramento per siffatte conclusioni che non hanno consentito tra l’altro il diritto di replica e il confronto per via del tempo trascorso – confronto che sarebbe stato necessario in considerazione di quanto affermato proprio nella relazione ISPRA del 2023 in cui vengono indicate le fonti in percentuale delle cause dell’inquinamento atmosferico e che non corrispondono solo ed esclusivamente alle emissioni degli impianti di riscaldamento casalinghi – la dottoressa Cristina Mangia del CNR che è intervenuta subito dopo ha messo in evidenza come i problemi della Piana siano essenzialmente due: la combustione di biomassa e gli impianti industriali che richiedono degli approfondimenti. La dottoressa ha affermato che bisogna agire su entrambe le problematiche soprattutto in relazione al superamento del PM10 sottolineando che emissioni anche più basse di quelle che si registrano a Venafro sono altamente dannose per la salute, pertanto occorre insistere sul monitoraggio e promuovere un’azione di riduzione delle emissioni legate alle due stazioni che insistono sul territorio.

In rappresentanza del WWF Italia è poi intervenuta l’avvocatessa Pina Negro che con un’arringa appassionata ed estremamente precisa nei termini e nelle conclusioni ha messo in evidenza come sia necessario innanzitutto individuare le sorgenti emissive, porsi dei tempi e rientrare assolutamente nei limiti, asserendo che da tempo queste richieste sono state presentate alla Regione che non si è attivata concretamente e nonostante le pressioni della Comunità Europea non ha provveduto nemmeno a istituire un inventario delle emissioni. Un’assenza che si rivela marcata anche sulla questione centraline, infatti la richiesta di funzionamento della seconda centralina era presente nel ricorso al TAR ma non è mai stata presa in considerazione. L’avvocatessa infine ha proposto all’assessore regionale Andrea Di Lucente di chiedere alla Regione il finanziamento di un piano specifico su Venafro.

L’importanza del monitoraggio è stata sottolineata anche da Legambiente. L’associazione ha inoltre messo in evidenza la necessità di porre essere una moratoria che riguardi un bacino ampio, ovvero che interessi anche il Lazio e la Campania, ed ha auspicato la creazione di una rete che garantisca il confronto tra le associazioni ambientaliste.

Un forte consenso è stato poi ottenuto dall’Associazione delle Mamme per la Salute e l’Ambiente Onlus – associazione che si occupa di difendere l’ambiente da decenni e che conosce a menadito la situazione territoriale della Piana di Venafro – e da Gianna Scarabeo che ha fornito una cronistoria precisa della situazione ambientale persistente sulla Piana da almeno tredici anni. La Scarabeo ha precisato che bisogna iniziare ad andare oltre i tavoli tecnici, perché tutti quelli che si sono organizzati fino ad ora non hanno portato ad alcun intervento concreto. Ha inoltre posto l’attenzione sulla bonifica dei terreni e sul monitoraggio perpetuo.

Si sono succeduti altri interessanti e importanti interventi, come quello del Comitato Studentesco dell’Istituto Omnicomprensivo ‘A. Giordano‘ che ha espresso attraverso le parole del suo Presidente Antonio Franchitti la volontà degli studenti di essere promotori di un paradigma culturale affiancandosi alle associazioni presenti sul territorio allo scopo di garantire la legalità e divenendo attori principali nella difesa dell’ambiente.

Come interessante è stata la proposta del Presidente dell’AUSER Venafro, Leopoldo Di Filippo, il quale ha auspicato la realizzazione della bretella che possa deviare il traffico, alleggerendo così il carico di emissioni proveniente da più attività inquinanti che sommate determinano gli sforamenti.

E se la Presidente di Città Nuova Adriana Iannacone ha posto l’accento sulla assoluta necessità di difendere il diritto di vivere in un ambiente il più salubre possibile rilevando contemporaneamente quanto la fiducia dei cittadini nelle istituzioni abbia subìto un calo significativo e preoccupante, l’esperto del CNR di Pisa, il dottor Fabrizio Minichilli, ha rilevato quanto la forte partecipazione dei cittadini all’incontro sia stato un elemento utile per capire che c’è necessità di un intervento concreto. Introducendo poi l’argomento legato all’olio Evo, un prodotto di qualità della Valle, ha spiegato quanto sia più che mai necessario preservarlo mantenendo un ambiente sano. Persistendo sul territorio un termovalorizzatore e un cementificio, le raccomandazioni del CNR interessano innanzitutto i dati, che vanno aggiornati e migliorati, essendo troppo alto il livello di mortalità per malattie respiratorie associabili all’inquinamento atmosferico. Pertanto raccomanda alla Regione una sorveglianza attiva del territorio che passa anche attraverso le revisioni dell’AIA, di sorvegliare gli impianti del territorio e di promuovere investimenti per poter attivare delle politiche ambientali che riducano l’inquinamento. Tutto questo perché nonostante gli studi siano incompleti il particolato ha livelli troppo elevati che vanno obbligatoriamente abbassati.

L’ARPA Molise ha comunicato innanzitutto i dodici sforamenti avvenuti dall’inizio dell’anno e ha precisato che sono stati installate a Pozzilli e a Sesto Campano delle centraline mobili per misurare il PM10, mentre la centralina Venafro1 (quella di Via Colonia Giulia) che già analizza il PM10 sarà portata ad analizzare anche il Pm2.5.

Sebbene il sindaco di Venafro Alfredo Ricci si sia detto favorevole al monitoraggio continuo perché in grado di fornire risultati utili attraverso metodi tecnologici, aggiungendo che occorre posizionare delle centraline a ridosso dei due opifici e non a distanza, reputa necessario monitorare anche la qualità dei rifiuti che entrano in Regione. E si potrebbe aggiungere anche la quantità, visto che la regione Molise brucia più rifiuti di quanto ne produce.

Dopo quattro ore il Consiglio Comunale si è concluso con l’intervento dell’assessore regionale Andrea Di Lucente che ha voluto mettere in chiaro da subito la questione legata al Registro Tumori il cui aggiornamento risale al 2017. L’assessore ha puntualizzato che il Registro esiste dal 2004, presenta delle lacune ma lui ha iniziato a lavorarci dal 2021 in poi. Pertanto egli provvederà a presentare a giugno di quest’anno il registro aggiornato al 2022 e poi entro dicembre il registro aggiornato al 2023. Inoltre ha dichiarato che esiste una iniziativa che prevede un accordo col Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per mitigare gli sforamenti, che per cancellare ogni minimo dubbio occorre finanziare un nuovo studio con Arpa Molise, provvedere alla revisione dell’AIA per gli impianti di Colacem e Herambiente e che per il territorio della Piana saranno abbassati ulteriormente i parametri di valutazione della qualità dell’aria.

Ora, ci si augura davvero che tutti questi proponimenti siano concretizzati. Se è vero che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di porre in essere regole più severe che consentano di ridurre i livelli di inquinamento facendo registrare così una diminuzione dell’incidenza delle malattie, allora non si può più indugiare nell’attesa che trascorrano altri tredici anni (quelli trascorsi dal primo consiglio monotematico sull’ambiente). Perché come ha concluso Gianna Scarabeo dell’Associazione Mamme per la salute e l’Ambiente Onlus: “Difendere la salute è un obbligo, non una scelta”.

Federica Passarelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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