Isernia, una ‘Panchina Rossa’ come simbolo per promuovere il “Progetto Percorso Rosa”

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ISERNIA – “Un percorso sanitario protetto con finalità di sostegno nei riguardi di tutte le vittime di violenza senza distinzione di genere o età”, è quanto dichiara la dottoressa Angela Scungio promotrice del “Progetto Percorso Rosa”.

La realizzazione di ogni proposito positivo richiede il coinvolgimento in una sfida da affrontare fattivamente e così, attribuendo valore d’urgenza alla lotta contro la violenza di genere, la Dottoressa Scungio, Referente Provinciale ASReM per le attività relative al ‘Protocolla d’Intesa con la Prefettura per la realizzazione di strategie condivise di prevenzione e contrasto alla violenza di genere’, ha promosso il nuovo ‘Progetto Percorso Rosa’ che mira tra le altre cose a diffondere la cultura del rispetto della dignità persona e della non discriminazione, pertanto in occasione della ‘Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne’  il 24 novembre alle ore 15:00 nello spazio antistante il Pronto Soccorso di Isernia sarà inaugurata l’installazione di una ‘Panchina Rossa’, simbolo di un evento molto importante che si inserisce nell’ambito delle iniziative scaturenti dall’attuazione del “Protocollo d’Intesa per la realizzazione di strategie condivise di prevenzione e contrasto del fenomeno della violenza di genere” sottoscritto con la Prefettura di Isernia. Dunque, nel contesto aziendale ASReM, è costituito un ‘Nucleo Operativo ASReM per un Percorso Rosa P.O “F.Veneziale” e Servizio Territoriale’, ideato per operare anche in coordinamento con altre istituzioni e/o organi che lavorano sulle medesime tematiche, avvalendosi ove ce ne sia bisogno, anche della collaborazione di personale esterno altamente specializzato e qualificato sulla tematica specifica del Percorso Rosa. Presso il Presidio Ospedaliero di Isernia “F.Veneziale” è stata inoltre riattivata una ‘Stanza Rosa’ – situata presso il Pronto Soccorso di Isernia – dotata di materiale utile alla documentazione fotografica e al repertamento del materiale biologico e nella quale viene accolta la vittima di violenza. Qualora la vittima dovesse essere una donna si provvederebbe a rassicurarla garantendole innanzitutto la messa in sicurezza, per consentirle di percepire che si trova in un luogo appropriato e sicuro dove poter raccontare liberamente la sua storia. L’accesso al Pronto Soccorso, specie nel breve tempo successivo all’aggressione subìta, rappresenta di norma una fase molto complicata essendo questo il momento cruciale in cui riconoscere una violenza, affrontare le emozioni e i bisogni della vittima. L’accoglienza è in buona sostanza la fase più articolata perché mette in relazione la vittima con l’operatore sanitario, il rappresentante delle forze dell’ordine o l’operatore psicosociale: si tratta dell’incontro decisivo durante il quale si andrà ad instaurare quel rapporto di fiducia indispensabile che consentirà di affrontare l’emergenza in modo adeguato.

La resilienza di cui spesso oggi si sente parlare è la capacità degli individui di far fronte alle avversità uscendone rafforzati, è la capacità di saper resistere e di riorganizzare positivamente la propria vita a seguito di un evento negativo. Si tratta quindi di una risposta che mira a trovare nuove possibilità e nuove prospettive di evoluzione. Il filosofo Francesco Giampietri la considera come parola chiave di quest’epoca confusa, “l’arte dell’adattamento reattivo a urti e cambiamenti”. Come non riconoscere questa possibilità di riappropriarsi della propria vita nel momento conseguente ad una violenza subìta? Un concetto che si adatta perfettamente all’idea del ‘Percorso Rosa’, progetto condivisibile che intende concedere la rinascita a chi trova la forza di ribellarsi e combattere contro quelle discriminazioni brutali che riescono purtroppo ad esprimersi ancora attraverso forme incalcolabili di prepotenza.

Federica Passarelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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