Progetto Pizzone II, Legambiente Molise e Abruzzo “Il progetto originale presente troppe criticità che bisogna superare”

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CAMPOBASSO – Legambiente Molise insieme all’Abruzzo torna sul progetto di Enel Green Power denominato “Pizzone II” che prevede l’ampliamento della centrale idroelettrica di Pizzone, in provincia di Isernia.

Lo fa presentando un documento che raccoglie le sue osservazioni sul progetto Pizzone II su cui Enel ha presentato istanza per l’avvio del procedimento di VIA, procedimento poi sospeso su richiesta della stessa azienda.

In particolare, tra le osservazioni sintetizzate nel documento, l’associazione ambientalista fa presente che il progetto Pizzone II riguarda “nuove opere che si affiancheranno a quelle esistenti che resteranno in esercizio. Il dimensionamento delle opere non tiene conto della capacità del contesto territoriale di non subire alterazioni significative. Sarebbe opportuno dimensionare l’impianto in base al limite di variazione idrica prescritto e/ definito in base alle esigenze di conservazione del territorio e/o non aggravare le sollecitazioni sulle infrastrutture degli impianti esistenti (dighe in particolare) che possono causare le operazioni di svaso e invaso giornalieri molto ampi. Inoltre ad oggi è stato sottostimato l’impatto del disturbo sulle attività antropiche, sulla fauna selvatica e in particolare sull’orso bruno marsicano; l’interferenza con il reticolo idrografico sotterrane. Andrebbe poi approfondita la possibilità che gli scavi possano intercettare la faglia N-S presente in questa zona”. Alla luce di tutto ciò Legambiente chiede anche ad Enel di valutare la possibilità di ammodernare il vecchio impianto scartando l’idea della realizzazione del nuovo impianto.

Inoltre da Campobasso l’associazione ambientalista lancia un appello chiedendo più dibattito pubblico e coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali dei territori, non solo nella ricerca delle strategie da attuare per il raggiungimento degli obiettivi climatici, ma anche nella realizzazione e individuazione dei siti dove gli impianti andranno collocati. Nella scelta delle compensazioni e nella loro valorizzazione. E sul caso Pizzone II l’associazione ambientalista propone l’istituzione, in tempi brevi, di un tavolo di confronto interregionale che coinvolga anche le comunità locali, le aree protette e le diverse realità territoriali e associative.

“Oggi la decarbonizzazione del sistema energetico italiano – commenta Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – passa anche per l’idroelettrico e i sistemi di pompaggio, ma devono essere studiati e progettati bene integrandosi con il territorio. Sul caso Pizzone II non siamo contrari a prescindere ma siamo convinti che ci sono diverse criticità, che abbiamo riassunto nelle nostre undici osservazioni, che vanno assolutamente affrontate. Il territorio in questione, parliamo del versante molisano del Parco D’Abruzzo, Lazio e Molise, è uno dei più delicati in termini di ecosistemi e biodiversità e tra le zone più importanti dell’Appennino centrale. Per questo è fondamentale che si avvii un tavolo di confronto interregionale con le comunità locali, le aree protette, le associazioni e chi vive il territorio. Non dimentichiamo che la previsione di 5 anni di lavoro per realizzare le opere è insostenibile rispetto alla fragilità del contesto in cui si interviene”.

“Un progetto di tale portata come quello di Pizzone II – dichiarano Andrea De Marco e Giuseppe Di Marco, rispettivamente presidente di Legambiente Molise e Legambiente Abruzzo – se non correttamente dimensionato rischia di portare più danno all’ambiente rispetto ai benefici che può portare in termini di riduzione delle emissioni climalteranti. Per tali ragioni per essere realizzato devono essere risolte le criticità che sono emerse. Siamo convinti che l’idroelettrico ed i sistemi di pompaggio come fonte di accumulo per l’energia elettrica rappresentano una soluzione importante e fondamentale per decarbonizzare e mettere in sicurezza il sistema energetico italiano, e finalmente sostituire quello che, in parte, attualmente viene fatto per mezzo delle turbogas, utilizzate attraverso la combustione del gas fossile per bilanciare la rete.  Una soluzione non più idonea ad affrontare l’emergenza climatica sempre più pressante nei nostri territori – 23 gli eventi climatici estremi che negli ultimi 13 anni hanno colpito l’Abruzzo (media 1,7 l’anno), 6 quelli avvenuti in Molise (media di uno ogni due anni) – ma neanche utile ad affrontare le sfide attuali come la crisi energetica, la dipendenza dalle fossili e da accordi internazionali e i costi energetici.  Impianti come questi, fatti bene, nel nostro Paese, insieme agli accumuli elettrochimici avranno e devono avere un ruolo fondamentale nella transizione energetica e nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Studiandoli e progettandoli ben integrati nei territori”.

Più dibattito pubblico: Legambiente ha poi oggi ricordato che sul progetto in questione non è stata garantita una partecipazione attiva preliminare dei cittadini, ma neanche la possibilità di presentare le opportune osservazioni, visto che la presentazione del progetto e la scadenza per le osservazioni sono ricadute proprio nel periodo dell’anno non molto favorevole, essendo perlopiù corrispondente alle tradizionali ferie estive. Per questo l’associazione ha chiesto, come già fatto dal Sindaco di Castel San Vincenzo, la riapertura dei termini per la presentazione delle osservazioni e un coinvolgimento di tutti i portatori di interesse, da parte di Enel, non solo per meglio conoscere il progetto ma anche per lavorare e superare insieme le criticità.

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