Venafro, gli scout inaugurano l’apertura della nuova stagione e danno il via ai festeggiamenti per il quarantatreesimo anno di attività

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VENAFRO – Il movimento educativo dello scoutismo venafrano ha ripreso a svolgere le attività che ruotano attorno al celebre motto “Sii preparato”, l’insegnamento che impegna a fare il proprio dovere e ad essere sempre pronti

Con l’arrivo della stagione autunnale ripartono di consueto le attività legate alla realtà scout che da sempre offre alla piccola città uno spazio di crescita non solo individuale ma collettivo, passando attraverso metodi educativi che mirano a sensibilizzare i ragazzi proponendo loro occasioni e attività peculiari che si pongono come strumenti validi a formare una coscienza sociale matura e che di conseguenza tracciano la strada della responsabilità civile. L’impegno assunto nello spirito dello scoutismo è di certo anche quello che conduce a divenire cittadini attenti e volenterosi non solo nel migliorare la propria vita ma anche quella della comunità: un cammino che concede di caldeggiare la positività e di trasferirla nella conduzione dell’esistenza.

Lo scorso fine settimana le attività degli scout di Venafro hanno ripreso secondo il loro ritmo consueto, segnato quest’anno dai festeggiamenti per il 43° anniversario caratterizzato da un importante risultato sancito dalla presenza di ben cento ragazzi impegnati a svolgere il loro ruolo di cittadini attivi, amanti della vita e della bellezza della natura. Non a caso le attività e i giochi a cui hanno preso parte gli scout hanno avuto come tema la felicità e come ambientazione i colori dell’arcobaleno. Nella sua omelia il parroco don Salvatore Rinaldi, storico assistente spirituale degli scout, ha posto l’accento sulla necessità di abbattere le convenzioni che trattengono l’uomo dal raggiungere la vera libertà e quindi la felicità in senso stretto “viviamo sin da piccoli immersi nell’ipocrisia: ci rivestiamo di un abito, di una certa posizione, impersoniamo un ruolo. Ma il nostro cuore è diverso da quella parte che recitiamo davanti agli amici, ai colleghi di lavoro e persino alla nostra stessa famiglia. Non bisogna desiderare che ci attribuiscano dei titoli, quanto piuttosto di essere degli uomini liberi”. Un concetto che la memoria associa ad una novella pirandelliana, nella quale lo scrittore siciliano dimostra come spesso gli uomini siano imprigionati nei ruoli che la società attribuisce loro e dai quali bisogna necessariamente districarsi per imparare ad essere felici e quindi liberi. La stessa ambientazione che ha fatto da sfondo al week-end degli scout, ossia quella dei colori dell’arcobaleno, è a parere di chi scrive una intuizione efficace che delinea l’ingranaggio essenziale dal quale partire per sublimare la pace universale. I diversi colori dell’arcobaleno possono ben rappresentare la diversità di idee, di religione, di razza ma ben lungi dal porsi come elementi di contrasto o come ostacoli, barriere all’accoglienza dell’altro, si propongono come occasione di dialogo, come reciproco arricchimento nella consapevolezza dell’importanza da riconoscere alla pluralità. In un periodo tanto delicato e buio come quello attuale che l’umanità si trova a dover affrontare, i colori offerti dallo scoutismo si rivelano gli indicatori da seguire sulla mappa che conduce al ritrovamento del tesoro nascosto, quello che papa Francesco suggerì durante un incontro avvenuto nel lontano 2015: di proporre il dialogo sempre, di non costruire muri ma ponti, ponti che uniscono e danno una chance alla pace.

Attorno al fuoco del bivacco scout che ha avuto luogo sabato sera i ragazzi hanno potuto mettere in comune le esperienze, hanno condiviso momenti di distensione e di preparazione alla giornata seguente, improntata sulla cerimonia dei passaggi tanto attesa e carica di suggestione perché sancisce la continuità nel cammino e favorisce la distribuzione dell’energia necessaria di cui ogni scout ha bisogno per garantire il triplice impegno contenuto nella Promessa e percorrere così la ‘buona strada’, quella formula di augurio scout che facciamo nostra e rivolgiamo affettuosamente ai giovani venafrani.

Federica Passarelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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