VENAFRO – Musica, il ‘Collettivo Divergente’ omaggia Lucio Battisti

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VENAFRO – Una serata di fine estate dedicata al cantautore più eclettico e controverso della musica italiana: il ‘Collettivo Divergente’ celebra Lucio Battisti.

Potrebbe invero trattarsi di una casualità, di una intuizione strampalata, eppure ci piace pensare che la scelta di omaggiare negli anni i più grandi artisti della musica italiana da parte dei ragazzi del Collettivo segua un percorso itinerante che si diverte a procedere a ritmo alterno tra il Nord e il Sud del Bel Paese. Così se nella prima edizione risalente al 2016 l’omaggio musicale dell’Associazione ‘Collettivo Divergente’ fu dedicato al calabrese Rino Gaetano e negli anni seguenti al piemontese Luigi Tenco, al pugliese Domenico Modugno, e ancora al ligure De André, al siciliano Battiato e al bolognese Lucio Dalla, quest’anno la scelta è indirizzata verso il cantautore reatino e a favore della teoria ipotizzata nelle prime battute e che elabora l’idea del viaggio, una conferma la si trova nel titolo dell’evento musicale: ‘Sì, viaggiare’.

Queste però sono solo vaghe congetture: in realtà Lucio Battisti avrebbe compiuto ottant’anni quest’anno e celebrarlo con un concerto in suo onore è il modo migliore per diffondere le emozioni che ne hanno caratterizzato la carriera e la vita.

La settima edizione dell’omaggio musicale organizzato dal ‘Collettivo Divergente’, in collaborazione e col patrocinio del Comune di Venafro, potrà contare ancora una volta sulle capacità artistiche dei tanti ragazzi che si esibiranno proponendo la propria versione dei famosissimi brani dell’autore più eclettico ed ermetico della musica italiana. I giovanissimi si scambieranno di posto coi musicisti più grandi, infatti come precisano gli organizzatori nel loro comunicato “circa quaranta musicisti (dai 17 ai 70 anni) si alterneranno sul palco”, ci saranno collaborazioni tra i vari gruppi musicali e non mancheranno interventi solisti che narreranno storie impresse sul pentagramma e attraverso il quale si rincorreranno note, pensieri e parole. Domenica 27 agosto in Piazza Vittorio Veneto si viaggerà verso la sperimentazione, come proposito buono che saprà ricalcare l’inventiva e l’estro più che noto di un uomo che è stato compositore, polistrumentista, arrangiatore ma soprattutto autodidatta e che ha sovvertito quello che era all’epoca il canone della orecchiabilità. Battisti possedeva quel genio creativo – non apprezzato da subito, anzi quasi ostacolato – che ha saputo trasformare il concetto di canzone, introducendo nella musica leggera italiana quelle innovazioni tecniche e stilistiche che ne hanno tracciato la grandezza e l’unicità.

Un artista poliedrico che dopo aver firmato con la ‘Ricordi’ il primo contratto della vita, incontra per la prima volta Mogol, l’amico e collaboratore col quale si avvierà quella che è stata definita l’epopea Battisti. L’incontro determinerà una vera rivoluzione nel panorama musicale italiano: i due non hanno alcuna intenzione di restare legati ai vecchi schemi nazional-popolari e allora sperimentano, elaborano nuove sonorità, melodie diverse da quelle consuete che all’epoca seguivano i dettami delle case discografiche, inventano soluzioni originali.

Battisti, artista amato e odiato (non compreso perché, come di solito accade, tutto ciò che esprime novità, diversità genera incomprensione e quindi malanimo e avversione). Molti ne ebbero a parlare negativamente puntando non tanto sulla qualità dei brani ma sulla voce (eppure proprio il timbro vocale faceva la differenza, se ne accorse De Gregori che seppe apprezzarlo) come accadde quella volta in cui fu invitato a partecipare al primo programma televisivo – ‘Speciale per voi’ – condotto da un giovane Arbore circondato da gruppi di ragazzi impegnati a definire un compito ben preciso: quello di sottoporre al cantante di turno domande impertinenti e critiche feroci. Quella volta toccò a Battisti mettere a tacere lo spettatore insolente e mentre il pubblico proseguiva col suo chiacchiericcio incomprensibile lui, senza batter ciglio, esclamò: “Ma insomma, io propongo delle cose. Vi emozionano, vi piacciono sì o no? Bene! Mi fa piacere. Sotto maestro con la base!”

La sperimentazione era la sua arma vincente e quando l’idillio con Mogol fu chiuso a chiave in un cassetto, l’artista di Poggio Bustone si affidò a Pasquale Panella, poeta, scrittore e paroliere al quale fu attribuito uno stile surrealista, modernista ed ermetico. Battisti cercava la libertà per affrancarsi dagli schemi usuali. Con Panelli forse ci riuscì e nel viaggio che il Collettivo imbastirà a dovere per il suo pubblico domenica prossima il pregio e il talento assoluto del cantautore più schivo e in gamba della musica leggera italiana salteranno fuori senza freni e si scoprirà perché David Bowie lo definì il suo cantante preferito in assoluto.

Federica Passarelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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