REGIONE – Giunta regionale, il Presidente Roberti imponga le sue “carte”. Troppi attendismi

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CAMPOBASSO – Giunta regionale siamo a tre, uno stillicidio, e non è finita. Mancano da riempire altre due caselle.

Lunedì il neo presidente Roberti quindi presenterà i due assessori già operativi da qualche giorno Cefaratti e Marone e il terzo nominato appena ieri, Di Lucente. Si procede un pezzettino alla volta sul risultato di quanto scaturisce  dalle Segreterie romane con Il Governatore, fino a un certo punto impotente, spettatore  “paterno” per il momento dei “bisticci” di consiglieri, più di uno, che non arretra di un millimetro di fronte ad una possibile esclusione dal quintetto di comando della Regione. Un braccio di ferro che si tiene in particolare in casa di Fratelli d’Italia con D’Egidio (2762 voti) e Iorio (2751 voti) separati dal successo elettorale con undici voti di scarto. Undici voti che il consigliere di San Polo Matese mette sulla bilancia della sua richiesta e la constatazione di non aver ricoperto alcuno ruolo nella passata Legislatura, mentre l’ex Governatore Iorio vorrebbe che fossero rispettati i patti concordati con lo stesso Roberti quando decise di ritirarsi di correre da solo alle Regionali del 25 giugno in cambio, in caso di sua elezione con il centrodestra, di un impegno nella nuova Giunta.

Ma non è tutto perché ci sono anche le rivendicazioni di Nicola Cavaliere (Forza Italia) Vincenzo Niro (Popolari per l’Italia) e Roberto Di Baggio (Forza Italia). Non correrebbe alcun rischio Salvatore Micone trasferitosi all’ultimo momento alla vigilia della campagna elettorale in Fratelli d’Italia lista in cui ha toccato il primato dei 5 mila voti. Il decreto del Presidente di assessore per lui è una questione di ore. E saremmo a quattro. Manca il quinto. Allora Roberti o decide di avviarsi ad amministrare la Regione con un quartetto o rimane preda di atteggiamenti che potrebbero protrarsi ancora nel tempo con un tira e molla che non fa bene a nessuno. Allora, diciamo che il presidente avendo il potere  di nominarsi gli uomini che vuole che più ritiene alla giusta causa, in questo momento difficilissimo per la Regione, che lo eserciti autonomamente senza perdere tempo senza aspettare le riunioni romane e le soluzioni delle Segreterie che non arrivano lontane dalle aspettative locali e dalle scelte di cui ora ha bisogno il Molise. Il neo Governatore lo faccia con l’autorevolezza intrinseca al suo carattere, alla sua formazione culturale professionale e politica o con l’autorità che la carica comunque gli consente da un punto di vista istituzionale senza tergiversare. Insomma una scelta senza appelli, della serie: “questo è  e si va avanti così”. Non è concepibile che ogni volta si fermi la macchina amministrativa o si discuta all’infinito per i posti di potere.  “Chi ci sta, ci sta” altrimenti andiamo a rivotare (?). Finiamola con questa giostra che alla fine gira sempre allo stesso modo.

Il direttore

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