REGIONE – Altro che Pos! Per far ripartire la sanità ci vogliono almeno i 30 milioni di premialità. Lo dice il presidente Toma

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CAMPOBASSO –  E’ in imbuto stretto il futuro della sanità. Sempre più complicato e indecifrabile il quadro politico che si presenta alla valutazione generale dell’opinione pubblica disorientata dalle continue giravolte degli addetti ai lavori, tecnici e istituzionali, su quello che sarà il programma operativo sanitario già approvato dalla Regione fino al 2022.

Un Piano sotto il tiro incrociato dell’opposizione in Consiglio regionale che ne dichiara la sua certa impugnabilità da parte degli organi competenti amministrativi e Autorità ministeriali nazionali, delle Associazioni e dei sindacati che continuano le loro battaglie con proteste fuori dalla sede del Consiglio regionale contestandone i contenuti e le modalità con cui è stato approvato e mai condiviso, un Piano adottato il 9 settembre scorso, su cui anche lo stesso Governatore Toma mette le mani avanti.

Stamattina nell’aula consiliare dove per l’appunto si è tenuta una seduta a tema voluta dal centrosinistra ha rivelato di aver inviato una nota al presidente del Consiglio dei Ministri Draghi della salute Speranza e del delle Finanze Franco, in cui chiede l’incasso di 30 milioni di premialità pregresse senza le quali non è possibile avviare alcun alcun investimento nel settore. E tanto in qualità di Presidente della Regione e non di Commissario, una funzione che potrebbe essere anche riconsiderala, rimuoverla se priva di contenuti operativi necessari per raddrizzare una sanità a pezzi che crolla dappertutto. A questo punto illustrare il Piano, come ha proceduto il Governatore, senza un ricalcolo economico secondo le risorse in cassa non conta più nulla, è acqua fresca. Ma comunque Toma in aula ha spiegato in sintesi e per sommi capi quanto potrebbe essere fatto seguendo la strada dell’integrazione tra pubblico e privato da sempre paventata ma mai esposta nei suoi dettagli operativi e finanziari.

Sugli ospedali c’è molta confusione mentre lo smantellamento evidenzia casi clamorosi ed esempi di chiusure o limitazioni di reparti specialistici di vitale importanza per la salute pubblica. A Campobasso, quindi, ha spiegato, ci sarà un ospedale regionale di secondo  livello, il San Timoteo di Termoli ed il “Veneziale” di Termoli mentre saranno ospedali d’emergenza e accettazione,  il “Caracciolo” di Agnone centro ospedaliero di area disagiata, ancora tutto da definire, attribuendo infine  ai nosocomi di Venafro e Larino la funzione di Case della salute. Da riconsiderare, poi,  la messa in sicurezza di alcune strutture sanitarie sul fronte di interventi antisismici. Ci sarebbero 120 milioni di euro da utilizzare soprattutto per il “Cardarelli” di Campobasso, quello che più di tutti ha bisogno di opere di ristrutturazioni importanti. Sulle assunzioni niente trionfalismi. Almeno quanto si legge nelle parole pronunciate dal presidente della Giunta regionale. Verranno fatte guardando la disponibilità economica che al momento non consente in verità  queste grandi promesse fatte nei giorni passati.

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