CAMPOBASSO – Le aree interne, la nuova programmazione europea, l’enorme mole di fondi in arrivo e la necessità di riformulare la strategia Snai in funzione delle nuove esigenze ed opportunità post Covid, sono state al centro di un ampio confronto, nel dibattito nazionale promosso ieri pomeriggio da ALI, Autonomie Locali Italiane.
Moderati dal Vice Presidente nazionale ALI e Consigliera della Regione Molise, Micaela Fanelli, che ha rimarcato come “gli effetti sociali ed economici della pandemia hanno nuovamente riportato al centro la strategia delle aree interne, accentuandone le criticità ma anche aprendo a nuove potenzialità”, nel suo saluto introduttivo, il Presidente nazionale di ALI e Sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, ha posto l’attenzione sulla “necessità e urgenza di riequilibrare la dicotomia centro-periferia, anche grazie ai grandi temi orizzontali – transizione digitale ed ecologica – per orientare le politiche pubbliche verso nuovi modi di vivere e gestire lo spazio e il tempo”.
“Quello delle aree interne”, ha aggiunto il Presidente Ricci, “è un tema sul quale ALI sta investendo molto e per il quale sarà necessario convogliare e mettere a sistema più risorse possibili, cogliendo tutte le opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (circa 1 miliardo di euro), cui si aggiungono gli altri canali di finanziamento trasversale (oltre 80 miliardi di euro) per la creazione di un nuovo modello di sviluppo più equo e più compatibile con i territori di periferia, fino ad oggi penalizzati rispetto alle grandi aggregazioni urbane”.
A Massimo Sabatini, Direttore Agenzia di coesione, il compito di “centrare” la rinnovata visione delle aree interne all’interno delle politiche di coesione del nuovo ciclo di programmazione, partendo dalle attuali criticità della Snai e dalle importanti potenzialità che si affacciano per i territori di periferia e la necessità di maturare una nuova politica strutturale, con l’obiettivo di contrastare la marginalizzazione e il declino demografico e lavorativo, rispettando i tempo, rafforzando la capacità amministrativa locale e attuando un significativo processo di semplificazione burocratica.
Concetti ripresi e rilanciati da Francesco Monaco, Coordinatore uscente del Comitato Tecnico Aree Interne, che ha fatto il punto sulle 72 strategie in atto, ponendo l’accento sulla necessità di evitare la frammentazione degli interventi per non disperdere le risorse in arrivo, responsabilizzando maggiormente i sindaci – i veri conoscitori delle esigenze di ogni singolo territorio – sotto la sorveglianza regionale e nazionale, aumentando il grado di coprogrammazione e cooperazione interistituzionale.
Una sfida di vitale importanza, quella di intercettare e mettere velocemente a sistema tutti i fondi europei e nazionali a breve disponibili, anche per i Sindaci e amministratori intervenuti (Lino Gentile di Castel del Giudice e delegato Anci Aree; Enrico Bini, Sindaco di Castel Nuovo Monti e coordinatore Federazione Sindaci SNAI; Marco Bussone, Presidente Uncem; Massimo Castelli, Sindaco di Cerignale e Presidente Anci “Piccoli comuni”; Emiliano Deiana, Consigliere comunale di Bortigiadas e Presidente Anci Sardegna) tutti concordi e determinati a sfruttare le potenzialità ancora inespresse delle aree interne italiane, dopo che la pandemia ha messo in discussione il vecchio modello economico, a patto di semplificare e velocizzare le procedure per aumentare e rafforzare i tre ambiti di intervento principale della Snai (Sanita, Scuola e Trasporti), per fermare lo spopolamento e creare opportunità di lavoro per chi deciderà di scegliere o tornare a vivere nelle aree interne.
Nelle sue conclusioni, la Consigliera del Ministro Franceschini Lorenza Bonaccorsi, già Sottosegretario del Mibact, ha messo in evidenza le misure economiche di propria pertinenza, come ad esempio il miliardo di euro previsto dal PNRR per i Borghi e i 600 milioni per i paesaggi rurali, ma anche tutte quelle che arriveranno per le biblioteche ed i musei, anche questi interventi potenzialmente attivabili per i Comuni.
Bonaccorsi che ha accolto la proposta di metodo suggerita da Micaela Fanelli che, raccogliendo le richieste di ALI, Uncem e Anci, ha chiesto al rappresentante del Ministero della Cultura di concertare e riequilibrare l’utilizzo dei finanziamenti non solo per le grandi città, ma anche e soprattutto per i centri più piccoli e marginali e, in particolare per i borghi, condividendo le modalità attuative, per indirizzare ogni risorsa possibile verso le aree interne, nel rispetto dei tempi (6 anni) imposti dal recovery fund per realizzare gli interventi ammessi.
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