
VENAFRO – Tra la mascherina che deve stringerci inesorabilmente anche la sommità del naso e che, come ci ha edotto un illustre virologo di una celebre università, non esclude la distanza di un metro e mezzo, una “chiacchierata” con un nostro simile è pressoché impossibile. Con la caparbietà e l’umorismo (anche se attualmente ci vuole una buona dose di fantasia per sapere dove attingerlo!) qualche veloce scambio verbale con un nostro simile è ancora possibile.
L’anziana donna uscendo dal cimitero, pochi giorni fa, si complimentava col custode e lo ringraziava per la pulizia, l’ordine, con cui “tiene” il grande cimitero di Venafro, noto da tempo per la sua grandiosità tra gli uliveti, per le sue antiche cappelle gentilizie, per l’andirivieni costante per tutto l’anno. Non c’è tomba abbandonata, non è mai completamente deserto: c’è sempre un solitario a “raccontar sue pene ai cari estinti”, mentre depone fiori e accende un lumino… Tanti fiori e tanti lumini per le festività appena trascorse e un’affluenza silenziosa, discreta e composta. Il custode ringrazia a sua volta la donna proprio davanti al cancello dove si sono incontrati. Nel frattempo si avvicina un vigile e la donna “ne approfitta” per dire a entrambi che delle strisce pedonali, proprio all’ingresso principale, avrebbero fatto comodo, visto anche quella brutta curva proprio nei paraggi.
Lo dice senza traccia di polemica, quasi un suggerimento! Il giovane vigile, con gentilezza e un lieve sorriso sul volto ancora imberbe, la informa che sta in atto un progetto per un vero sottopassaggio.
La donna, lì per lì, non nota il sarcasmo perché già intenta ad attraversare la strada. Poi si gira per dirgli qualcosa, ma il vigile è già scomparso all’interno del cimitero. Avrebbe voluto dirgli: – Giovanotto, prima di indossare quella divisa, impara un po’ di educazione! -.
La cosa non è poi così rilevante: forse quella del vigile era soltanto una battuta e la donna un po’ permalosa!
Piccole cose, piccoli accadimenti che ci fanno dimenticare per un attimo questa pandemia che non accenna a diminuire e ci fanno sognare una beata, nostalgica normalità che non sapevamo di possedere.
Rosaria Alterio
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