TRASPORTO PUBBLICO – Lavoratori esasperati e allo stremo, la denuncia dei sindacati

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CAMPOBASSO –  Trasporto pubblico, in sostanza come dicono ormai da tempo i sindacati due sono le facce del sistema, una triste quella dei lavoratori che subiscono evidentemente pesantemente i contraccolpi di una situazione soprattutto ora in tempo di Coronavirus a dir poco umiliante soprattutto a livello economico e lavorativo e l’altra quella dei titolari di aziende che comunque beneficiano di posizioni di rendite abbastanza evidenti e vantaggiose come sottolineano i sindacati, che la legge assegna loro. A denunciare tanto sono, dicevamo, ancora Faisa Cisal, Filt Cgil, Fit Cisl, Ugl e Uilatrasporti.

Sui lavoratori sottolineano.

“La situazione lavorativa dei dipendenti del settore risente in maniera pesantemente negativa (fisicamente ed economicamente) della posizione di privilegio delle aziende, le quali gestiscono sapientemente il mancato interessamento della Regione.

Fisicamente, in quanto, oltre alle già difficili precedenti situazioni, si sono aggiunte altre derivanti dalla sosta per 4-5 ore in posti completamente isolati, senza possibilità di rinfrescarsi o riscaldarsi in caso di situazioni meteo avverse.
Economicamente, in quanto la riduzione dei servizi (e del lavoro) ha comportato l’ingresso nel fondo di solidarietà, con pesanti sacrifici economici sia per la riduzione del già risibile stipendio (il contratto aziendale riconosciuto alle aziende e non volturato ai dipendenti) sia per le integrazioni salariali che tardano ad arrivare dal mese di marzo del c.a., per cui, semplicemente, chi ha lavorato a zero ore non ha percepito nulla.

La situazione è unicamente scandalosa, perché, oltre alle già laute risorse percepite normalmente (il contrato aziendale finanziato dalla regione alle quattro maggiori aziende e non riconosciuto ai dipendenti), – evidenziano le 5 sigle sindacali –  le imprese del settore hanno ricevuto, per i km non effettuati, il 70% del costo chilometrico riconosciuto, se approvato dalla C.E. si arriverà al 100%, nonché il contributo per i titoli di viaggio persi per effetto dell’emergenza; in pratica hanno persino percepito un vantaggio economico maggiore, considerando anche il risparmio sui costi per i km non effettuati (personale, gasolio, servizi, ecc).

Ricordiamo In breve, che già dall’anno 2011, la regione Molise ha previsto la remunerazione delle imprese di trasporto pubblico in base a determinati parametri, fra cui l’ipotesi di un contratto aziendale del valore del 44,81% della retribuzione normale da aggiungere alle retribuzioni dei dipendenti. In realtà, delle quattro imprese cui è stato applicato tale metodo nessuna ha mai stipulato alcun accordo con le organizzazioni sindacali, per cui tali importi hanno semplicemente aumentato i lauti compensi alle imprese, creando un illegittimo aiuto di stato. Per non citare l’ammortamento degli autobus, calcolato sul valore dei mezzi nuovi, eppure non ci sembra che si sia visto in giro un autobus nuovo di zecca, anzi abbiamo assistito alla vendita di autobus più recenti e contemporaneo acquisto di autobus più vecchi. Normale che oggi, in piena estate, si reclami per autobus privi di aria condizionata e con finestrini chiusi (abbiamo ancora il coraggio di definirci un paese moderno e civile?).”

I sindacati rimarcano quanto ha legiferato la Regione.

“Come non bastasse, con altro intervento degno di nota, la regione Molise, – osservano Faisa Cisal, Filt Cgil, Fit Cisl Ugl e Uila trasporti – ha concesso alle aziende anche l’aumento delle tariffe previste dalla L.R. n.4/19, che erano destinate alle casse regionali, “dimenticando” che il corrispettivo chilometrico alle aziende, per il servizio pubblico, è stato stabilito considerando gli incassi, per cui all’aumento dell’incasso dei biglietti dovrebbe corrispondere una diminuzione del corrispettivo. Come si vede, rispetto a normali imprese di mercato, quello delle imprese del TPL molisano è un
mercato super costoso e super garantito, per cui è immorale il fatto che le imprese molisane (tranne due casi di piccole aziende), nonostante i consistenti ricavi, non abbiano accettato nemmeno di anticipare le integrazioni per conto dell’INPS.

Per non citare gli interventi di pulizia ed igienizzazione giornaliere attuati quasi solo sulla carta, la insufficiente fornitura dei D.P.I., l’arretratezza del sistema di gestione (mancano sistemi di localizzazione degli autobus, non esiste la possibilità di fare il biglietto elettronico e la prenotazione dei posti, per tener conto della ridotta capacità di trasporto imposta dai DPCM – distanziamento interpersonale). Come si vede – concludono i sindacati di settore –  c’è abbastanza per esasperare le situazioni, se poi si volesse esaminare anche la fase antecedente l’emergenza basterebbe citare le oltre 1.300 fermate di servizio irregolari (solo sette autorizzate dall’Anas ed in regola con il C.d.S.) o le manovre assurde e pericolose effettuate (passaggi su strade vietate e obblighi di inversione di marcia da dove era possibile a dove si devono violare le normative, come a Belmonte del Sannio).”

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