VIS A VIS FUORILUOGO – Due artiste si stabiliscono un mese in Molise per raccontarlo attraverso le opere

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ROCCAVIVARA-LUCITO – Nei giorni 5 e 6 settembre 2019 dalle ore 18.00 le artiste Marina Arienzale e Alessandra Brown, a conclusione di un periodo di residenza di un mese rispettivamente nei Comuni di Roccavivara e Lucito – invitate dal programma internazionale di residenze artistiche Vis à Vis Fuoriluogo – presentano le opere realizzate in rapporto all’esperienza del territorio molisano.

Per il primo anno i Comuni di Roccavivara e Lucito ospitano il progetto di residenze per artisti Vis à Vis – Fuoriluogo organizzato dall’Associazione culturale Limiti inchiusi arti visive; l’evento è sostenuto dall’Assessorato alla Cultura e Turismo della Regione Molise per il progetto “Turismo è Cultura” – Intervento finanziato con le risorse del Patto per lo Sviluppo della Regione Molise, dai Comuni, dalla Pro Loco Roccavivara e sostenuto dalla Banca Popolare delle Province Molisane.

Al pari di molti altri territori in Molise e nel Meridione italiano, Roccavivara e Lucito da decenni si confrontano con un fenomeno costante di emigrazione degli abitanti verso altri luoghi, spesso esteri, per opportunità di lavoro ed economia; a volte le persone, dopo un lungo periodo altrove, scelgono di tornare in maniera stabile al paese di origine, altre volte invece i legami si riducono a visite sporadiche. Si tratta di una questione urgente e di difficile risoluzione, che coinvolge tanto i legami famigliari quanto le politiche sociali.

Questo fenomeno è al centro della ricerca sviluppata nel corso della residenza mensile dalle artiste Marina Arienzale e Alessandra Brown.

Marina Arienzale, con In Germania il pane non esiste, costruisce un racconto collettivo del paese in una duplice modalità. La prima opera è una traccia audio che raccoglie i dialoghi avuti con gli abitanti Rocchesi nel corso dei giorni di permanenza – insieme di memorie, impressioni, valutazioni sulla situazione presente e immaginazioni sul futuro – installata, tramite un player a energia solare, in modo stabile all’interno del binocolo panoramico presso la terrazza belvedere di Roccavivara: una storia orale e spontanea, rappresentativa di questo luogo, che le persone residenti, di passaggio o turisti, potranno ascoltare nel tempo.

La seconda opera, collocata nello stesso luogo ai due lati del parapetto, è un dittico fotografico che “blocca” in immagine l’attualità del borgo: uno scatto della piazza animata dai flussi di gente durante un giorno di festa e uno scatto dei giovani immigrati – provenienti da vari paesi tra cui Mali, Nigeria, Guinea, Pakistan – che abitano per periodo variabile il centro di accoglienza di Canneto. Entrambe le fotografie, per la cui realizzazione è stata richiesta in modo rispettivo la partecipazione di tutti i presenti, danno traccia delle dinamiche di coesione e separazione in atto, invitando inoltre a una riflessione sulla questione demografica per gli anni a venire.

Distant Voices, Still Lives di Alessandra Brown – traducibile come “voci distanti” e, cercando di rendere la doppia sfumatura dell’inglese, “vita immobile” o “vita che continua” – inizia dal dialogo con gli abitanti di Lucito e dalla visione di alcuni album fotografici personali: le immagini risalenti a periodi differenti, dall’inizio del Novecento in poi, testimoniano dei viaggi intrapresi da donne e uomini lucitesi in paesi stranieri, alla ricerca di lavoro e di migliori condizioni di vita; gli scatti, in pose più o meno formali, mantengono sempre un carattere “celebrativo”, la volontà di essere visti al meglio (l’abito buono, il compleanno, il matrimonio, la foto di gruppo o di coppia), testimoniando di riflesso il processo lungo e difficile di integrazione all’estero, della formazione di legami affettivi e nuclei famigliari. Tra le persone ritratte ve ne sono alcune di cui in paese non si conserva memoria effettiva, non si può dire chi siano di preciso: l’artista ha scelto alcune di queste immagini riproducendole in scala reale su plexiglass e installandole in case disabitate e diroccate del paese, così evocando, anche attraverso la parziale trasparenza delle stampe stesse, il rapporto dialettico, sempre vicendevole, tra la presenza e l’assenza, tra il restare e il partire, tra l’essere in un luogo per via fisica o di ricordo. In modo complementare Alessandra Brown ha chiesto ad alcune famiglie di origine lucitese ma trasferitesi all’estero, di registrare la voce dei figli – a tutti gli effetti emigrati di seconda generazione – nel tentativo di pronunciare un detto dialettale: le voci dei bambini, in accostamento e via via in sovrapposizione, vengono diffuse nell’asilo locale evocando una vitalità che, seppur ora diminuita, potrà tornare a crescere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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