CONTRATTO DI SVILUPPO – Il presidente del Consiglio regionale Micone protesta

Contratto istituzionale di sviluppo, 220 milioni di euro al Molise
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CAMPOBASSO – Progetti  del Contratto istituzionale di sviluppo, è già polemica sulle prime ammissioni quelle preliminari che non sono poi le definitive.

Il presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone prende la bandiera dei Comuni alcuni esclusi da questo tipo di riprogrammazione statale concordata con le istituzioni locali che prevede un investimento per il Molise di 220 milioni di euro rilevando quindi l’esclusione di alcuni progetti meritevoli e non risultati vincitori.

“Sin dalla fase primordiale – dice Micone –  che ha visto nascere la sottoscrizione del suddetto Contratto, è stata sempre “sponsorizzata e sbandierata” la capacità ed il tratto distintivo dello stesso, rispetto alla politica che lo ha preceduto, di voler coinvolgere gli attori principali dal basso (136 sindaci, imprese ed istituzioni locali) per ascoltare e recepire le istanze del territorio. Aspettativa venuta meno, fin dal primo momento, dato che la massima Assise Regionale non è stata mai invitata ad alcun incontro, nè tanto meno interessata ed ascoltata, sia come espressione politica del territorio e dei molisani, sia come titolare di diverse funzioni, tra cui quella di approvare il piano di sviluppo regionale ed i programmi di intervento economico e finanziario e quella di pianificare e programmare le linee direttrici del governo del territorio”.

Il Presidente del Consiglio regionale è molto polemico per il mancato coinvolgimento dell’assemblea regionale luogo della programmazione locale e quindi di recepimento delle istanza locali e l’accettazione di progetti privati di cui lui ne contesta per qualcuno la fattibilità e quindi l’ammissione

“Durante la riunione avvenuta martedì  a Roma – continua Micone -, il Ministro per il Sud, Barbara Lezzi ha dichiarato: “Mi fa particolarmente piacere aver sostenuto questo Cis, attraverso lo stanziamento di 220 milioni del Fsc, e mi auguro che queste risorse contribuiranno a dare un impulso positivo al Molise, una terra che merita quell’attenzione da parte della politica che in passato troppo spesso, è mancata”. Proprio l’esatto contrario di quanto accaduto con l’approvazione di alcuni di questi progetti, avvenuta in maniera poco chiara. Ritengo che la politica dovrebbe operare sempre nell’interesse dei cittadini e nel rispetto delle istituzioni contraddistinguendosi per la sensibilità e la contezza delle problematiche, la capacità di dare pronte risposte, la tenacia di perseguire gli obiettivi prefissati e la conoscenza dei meccanismi politico-amministrativi.

“Con un forte senso di amarezza, in veste di cittadino molisano prima e di Presidente del Consiglio Regionale poi – conclude il Presidente del Consiglio mi auspico che, chi di dovere nella seconda fase selettiva dei progetti, tenga conto realmente del bene e della crescita del nostro Molise e valuti le idee progettuali capaci di generare opportunità reali e concrete da offrire al mondo economico-sociale per un rilancio del sistema Molise nel suo complesso, facendolo tornare ad una visione fiduciosa e positiva nel futuro da cui ne scaturiscano crescita e sviluppo”.

N.B. del Direttore  – Siamo molto rispettosi del parere di tutti così come quello del presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone, ma qui crediamo che aspettare le fasi finali della definitiva ammisssibilità e quindi fattibilità ed esecutività di quanto si sta programmando per una parte di sviluppo del Molise sia necessario e utile prima di aprire qualsivoglia polemica e di avvelenare un contesto che al momento va inquadrato in uno studio che è in piena lavorazione. I progetti devono andare ancora a verifica tecnica e a quanto pare il 23 luglio a Campobasso si avvierà un altro ciclo di approfondimento. Niente, ci dicono, esclude che si ricominci a pescare dal fondo riconsiderando una procedura che rivaluti altri elementi progettuali in una prima fase trascurati o poco stimati. Niente è perso sia per i Comuni sia per quelle iniziative private che dimostrino di avere matrici sociali e  occupazionali di ampio respiro territoriale e per niente speculative.

                                                                                                                                                                         Aldo Ciaramella

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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