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VENAFRO – Dovrà scontare 30 anni di carcere Anna Minchella, l’infermiera 46enne ritenuta responsabile dell’omicidio di Celestino Valentino avvenuto nell’estate del 2016 presso l’ospedale Santissimo Rosario di Venafro.
Le indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di Venafro attraverso l’acquisizione di testimonianze e di filmati a circuito chiuso dell’esercizio commerciale ove l’ex infermiera si procurò l’acido cloridrico da somministrare alla vittima, hanno permesso di acclarare, senza ombra di dubbio, le responsabilità della donna, per omicidio pluriaggravato nei confronti dell’ anziano 77enne.
La Procura della Repubblica di Isernia, dunque, nel corso dell’udienza di stamattina, ha chiesto per l’ex infermiera la condanna all’ergastolo. Il Tribunale di Isernia ha inflitto la pena di 30 anni di carcere, interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento di circa mezzo milione di euro in favore dei familiari della vittima.
“Lo sforzo della difesa è stato quello di evidenziare al Giudice dei fatti e di insinuare nel Giudice il tarlo del dubbio. -afferma Marciano Moscardino, avvocato di Anna Minchella– Noi nutriamo ancora dei dubbi riguardo la responsabilità della signora Minchella. Il Giudice dell’Udienza Preliminare, invece, ha ritenuto che questi dubbi non ci fossero in ordine alla penale responsabilità e ha condannato alla pena di 30 anni, non alla pena dell’ergastolo così come richiesto dalla pubblica e dalla privata accusa. -continua provato l’avvocato- Ovviamente non esprimiamo soddisfazioni per un processo che è stato pervaso dal dolore, dolore da parte di tutti, dolore per i difensori, dolore per le parti civili e dolore per la vittima. Aspettiamo le motivazioni. -conclude Moscardino– Il giudice ha riservato di depositare la sentenza nel termine di novanta giorni e poi ci sono, secondo la difesa, dei validi motivi per proporre appello”.
“Una sentenza giusta. -afferma Alfredo Ricci, avvocato di parte civile- Gli elementi che erano emersi nel corso delle indagini credevamo fossero chiari ed inequivocabili. E’ chiaro, però, che sono cause e quindi c’è stato fermento, soprattutto negli ultimi giorni e nelle ultime ore. C’è stata molto emozione in aula dopo la lettura della sentenza. Ciò non restituisce alla famiglia la vita del signor Celestino però c’è giustizia anche in Italia. -conclude Ricci– Una sentenza giusta nella condanna, giusta nelle pene accessorie, giusta in tutto quello che è stato disposto.
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