ANPI – Petraroia presenta “Storia segreta della Ndrangheta” del magistrato Gratteri e dello scrittore Nicaso

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CAMPOBASSO – “Storia segreta della ‘NDRANGHETA”, è l’ultimo libro del magistrato Nicolas Gratteri e dello scrittore italoamericano Antonio Nicaso che verrà illustrato dagli autori nel pomeriggio del 30 novembre a Campobasso nella Chiesa di Sant’Antonio di Padova.

Con una ricostruzione meticolosa, come osserva Nicola Petraroia dell’Anpi Molise, Nicola Gratteri ed Antonio Nicaso, sono partiti dagli albori delle organizzazioni camorristiche in età borbonica e dalle contaminazioni avute con la delinquenza comune, con la massoneria e con altre forme di società segreta.

“Hanno cercato – continua Michele Petraroia – un filo storico capace di giustificare sul piano culturale, dei miti e dei riti tramandati oralmente, e di come il modello di affiliazione sperimentato dalle logge massoniche o da società segrete promosse dal notabilato, sia stato assunto e metabolizzato anche dai pastori dell’Aspromonte con giuramenti, comportamenti e omertà degne di miglior causa. Nel libro si approfondiscono i legami tra forme primordiali di Ndrangheta e latifondisti per imporre la legge del più forte, dominare il territorio e rendere evanescente il ruolo dello Stato.

È istruttivo sul piano storico conoscere gli intrecci che hanno avvinghiato nel tempo le cosche mafiose ai potentati economici locali, mai contrastati con determinazione dalle Istituzioni per calcolata sottostima del pericolo o perché, più banalmente, le figure più forti del territorio di norma erano anche i principali esponenti impegnati nell’amministrazione pubblica, nella magistratura, nelle imprese, nella chiesa e nel mondo politico e sociale.

Un legame che ha passato indenne l’Unità d’Italia, le grandi migrazioni che hanno svuotato il Sud, il fascismo, le due guerre mondiali e le diverse fasi della vita repubblicana.

Nicola Gratteri e Antonio Nicaso nella pubblicazione si soffermano attentamente su fatti, persone, rapporti tra ‘Ndrangheta e Istituzioni, contiguità con formazioni eversive, logge e servizi deviati, intrecci politici e capacità di mimetizzarsi e trasformarsi fino a diventare una multinazionale del crimine organizzato tra le più potenti ed efferate del mondo.

Dalla lettura del saggio di un magistrato, che vive sotto scorta dal 1989, e di uno dei principali studiosi della mafia a livello globale, emerge l’espansione prorompente della ‘Ndrangheta sia sul territorio, con un ruolo talmente pervasivo da non tollerare intralci di alcun genere, sia a livello nazionale ed internazionale con una diffusione ramificata delle ‘ndrine nel Centro-Nord, in Europa, nelle Americhe, in Sudafrica e in Australia.

Questo libro traccia le alleanze della criminalità calabrese con i più potenti cartelli dei narcotrafficanti messicani e colombiani, la collaborazione con le pericolosissime mafie orientali, il controllo sempre più dilagante di banche, assicurazioni, società finanziarie, cliniche, alberghi, imprese edili, società immobiliari e aziende ortofrutticole.

I colletti bianchi della ‘Ndrangheta sono esperti di borsa, professionisti di punta, alti esponenti di multinazionali, vertici amministrativi e faccendieri capaci di fare affari in ogni parte del mondo controllando i traffici di cocaina e riciclando i profitti spaventosi in attività di mercato.

Una valanga di denaro liquido che in questo decennio di crisi devastante è servito per acquisire aziende, palazzi, terreni, società e fare investimenti da Toronto a Melbourne passando per l’Est-Europa, l’Africa ed il Sudamerica.

Ciò ha determinato uno spostamento di potere rendendo la ‘Ndrangheta sempre più forte ed intoccabile, e non solo sull’Aspromonte.

Gli interrogativi che nascono su questo percorso – conclude Petraroia –  lungo poco meno di due secoli, e ricostruito con una meticolosità sorprendente, sono molteplici ma quello che sorge con una spontaneità disarmante è del perché le Istituzioni internazionali, l’Unione Europea e l’Italia arretrano al cospetto della ‘Ndrangheta e lasciano sole le figure più esposte in un’azione di contrasto sempre più difficile e con strumenti, risorse, forze e normative inadeguate?

Perché il tema della legalità è stato espunto dal dibattito pubblico e dal confronto culturale nel nostro Paese? Siamo sicuri che non ripristinare il controllo dello Stato su territori, economia, affari, imprese, amministrazioni locali e attività produttive, rappresenti un vantaggio per l’Italia?”

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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