ARCHEOLOGIA – Nuova missione italiana nel Borneo, Michele Raddi: “nell’area presenze preistoriche rilevanti”

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ISERNIA – Una nuova missione archeologica italiana,  nel Borneo (Indonesia),  è stata approvata e finanziata, nel 2017, dal Ministero degli Esteri, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Giacarta e con il locale Istituto italiano di cultura.

Si tratta di una seconda fase di scavo che segue quella, avviata lo scorso anno, dall’archeologo molisano Michele Raddi, professore associato presso l’Università statale Udayana di Bali, nonché direttore responsabile delle ricerche nell’area del Borneo, per conto del governo indonesiano.

Le indagini si concentreranno nell’area di Banjarmasin Kalimantan e in particolare, nella grotta di Goa Batu Hapu, e vedranno la partecipazione, in loco, di un team di ricerca internazionale, composto da archeologi dell’Università di Ferrara, dell’Università La Sapienza di Roma, dell’Associazione Culturale ArcheoIdea e di altre numerose Istituzioni mondiali (Università Udayana di Bali, Universitat Roviri et Virgili di Terragona).

“Gli elementi archeologici emersi nella prima fase, in questa grotta antichissima,  – ha spiegato Raddi – hanno evidenziato una serie di presenze preistoriche rilevanti, documentate da un’intensa attività litica e altre attività antropiche di epoca preistorica”.
Le nuove ricerche inizieranno già nel mese di ottobre, quando in Indonesia arriverà il corpo di ricerca italiano, che si unirà a quello diretto dal professor Raddi.

“L’obiettivo è quello di procedere ad una dettagliata mappatura, con un impegno sul posto di circa 20 giorni, delle evidenze archeologiche dei vari siti che circondano l’area della grotta per poi, in una seconda fase, intervenire con metodologie di ricerca e scavo archeologico”.

L’Indonesia è uno dei Paesi più importanti al mondo per quanto riguarda l’archeologia preistorica con significativi siti sparsi in un vasto territorio; l’area del Borneo, Kalimantan, è una delle zone più importante per l’innumerevole quantità di siti non ancora esplorati, presenti in tutta l’area della giungla.

Un lavoro non semplice, come sottolinea lo stesso Raddi: “Capacità fisiche e psichiche devono essere ai massimi livelli: non è archeologia da salotto è archeologia della giungla”.

“Qui c’è il patrimonio archeologico dell’umanità, siti importanti che verranno poi resi noti e pubblicati”, soprattutto grazie all’impegno di un italiano, o meglio di un molisano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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