POLITICA – Diga di Chiauci, la grande incompiuta

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CHIAUCI – Sono trascorsi più di trent’anni dall’inizio dei lavori per la costruzione della diga di Chiauci, struttura che ricade per l’80% nel territorio di tre comuni molisani: Pescolanciano, Civitanova del Sannio e Chiauci.

L’invaso, 70 metri di altezza, 141 di lunghezza per una portata potenziale di oltre 14 milioni di metri cubi d’acqua, gestito dal Consorzio di Bonifica Sud di Vasto, è un imponente sbarramento sul fiume Trigno, che avrebbe dovuto soddisfare le esigenze idriche della Bassa Valle del Trigno e della zona industriale di San Salvo.

Della sua realizzazione si cominciò a discutere per la prima volta nel 1922; da allora sono trascorsi 94 anni, ma la costosissima struttura pubblica, dalle proporzioni gigantesche, è a tutt’oggi una delle grandi opere incompiute d’Italia. I lavori di sbarramento del fiume Trigno hanno anche cancellato un’area di enorme valore ambientale, le gole di Chiauci: canyon naturale di eccezionale bellezza, dove era possibile ammirare una cascata, con un salto altissimo, marmitte, grotte e rapide impetuose.

Nonostante gli incontri, i protocolli d’Intesa, gli accordi tra Molise e Abruzzo, le promesse di politiche di sviluppo turistico del lago, ad oggi quello che resta è il prelevamento senza limite dell’acqua in invaso, che rende l’area una conca desolata e melmosa, priva di acqua.

L’onorevole dem Laura Venittelli, a quasi un anno di distanza dalla sinergia messa in campo con i sindaci dell’area e con l’ufficio dighe del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, riprende in mano la problematica, presentando una interrogazione a risposta in Commissione. Il testo è stato depositato giovedì scorso.

L’onorevole Venittelli chiede di sapere dai Ministri competenti (Mit e Ambiente) quali impegni assumeranno per contribuire al completamento dell’invaso e sollecita l’avvio di un coordinamento interregionale tra i due enti di programmazione territoriali, le Regioni Abruzzo e Molise.

Ma ancor più importante – sottolinea nell’interrogazione – è avere la rassicurazione che una volta a regime la diga, ci sia la garanzia che una quota non trascurabile della risorsa idrica sbarrata dall’invaso sul corso del fiume Trigno rimanga nel bacino artificiale per poterne fruire in termini turistici e per le necessità del territorio, imprimendo nuovo sviluppo alle comunità locali del Molise.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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