EVENTI – Alle origini della Fiera delle Cipolle, intervista a Mauro Gioielli

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ISERNIA – «Secondo una consolidata tradizione, non suffragata ma tuttavia segnalata da molti storici e in ogni epoca – ha dichiarato in una recente intervista il demologo Mauro Gioielli –, Isernia sarebbe uno dei luoghi più antichi del Cristianesimo, dove tale religione fu probabilmente praticata fin dal primo secolo, in modo coevo a quanto accadeva a Roma. Si vuole che sia stato san Poltino, discepolo di san Pietro apostolo e da costui inviato a Isernia per introdurre la fede cristiana in città.
Poltino predicò in sede locale l’opera del suo Maestro, al quale si correlò un culto che col tempo si affermò ampiamente, tanto che, nei secoli successivi, la chiesa più importante di Isernia, ossia la cattedrale, venne appunto intitolata a san Pietro. A tale santo sono inoltre legati non secondari aspetti storici, come l’antichissima fiera ‘delle cipolle’, che si tiene a fine giugno, e il nome di battesimo di Papa Celestino V, al secolo Pietro Angelerio. Pertanto, con una considerazione puramente deduttiva, si può azzardare l’ipotesi che la Fiera di san Pietro risalga a quasi duemila anni or sono».
«Il primo documento conosciuto che menziona i grandi incontri mercantili che anticamente avevano luogo a Isernia – ha aggiunto Gioielli – è il diploma pergamenaceo di Rogerius Celani, Molisi et Albe Comes, datato 19 ottobre 1254, che concedeva vari privilegi, tra cui l’esenzione dal versamento del plateatico in occasione delle fiere correlate alle due principali feste isernine: quella del patrono san Nicandro (17 giugno: fratrum duorum sanctorum Nicandri et Martiani) e quella dei santi Pietro e Paolo (29 giugno: in festo beatorum Apostolorum Petri et Pauli tribus diebus, uno silicet ante festum, ipso die festi, et uno post festum). La fiera intitolata all’apostolo Pietro – ha concluso Gioielli – è segnalata anche nel quarantesimo dei settantacinque Capitoli della Bagliva isernina, promulgati nel 1487. In altri Capitoli, aggiunti successivamente (nel periodo che va dal 18 gennaio 1539 al 16 ottobre 1620), si nota anche la tutela dei produttori locali, in quanto era possibile proibire ai commerciati di fuori città la vendita di alcuni generi alimentari, tra cui ‘Agli e Cepolle’».

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