
ARTE – I muri a secco, in dialetto detti “macerie“. Erano un’arte di tanti nei decenni andati, soprattutto dei lavoratori della terra, oggi sono in pochi a saperli realizzare con tanta maestria e passione. Tra questi, e la foto di Guarini lo testimonia, va segnalato senz’altro Gino Cocozza, 54enne operaio venafrano ammogliato con figli, che divide il proprio tempo tra famiglia, lavoro manuale di operaio, cura degli oliveti di cui è un grandissimo appassionato ed appunto realizzazione di monumentali muri a secco, le “macerie“ di una volta che dividevano proprietà e confini, che reggevano terreni pedemontani in pendenza e che erano il frutto di sapienza, saggezza e maestria dei nostri avi operai e contadini. Gino, già protagonista di imprese analoghe al Campaglione nel cuore del Parco Regionale dell’Olivo di Venafro impreziosito appunto dalle sue realizzazioni manuali in pietra, ha messo su l’ennesimo muro a secco in località Orzara, sempre a Venafro, lavorandovi continuativamente per oltre una settimana ed alla fine realizzando un’opera in pietra decisamente magnifica, stabile e resistente tanto da ricevere i complimenti di tutti. Un’arte, questa dei muri a secco ossia delle storiche e carissime “macerie“, da tutelare e preservare nel tempo dato il ristretto numero degli attuali praticanti. Bene farebbe, ad esempio, il Comune di Filignano -le cui tabelle turistiche all’ingresso dell’abitato reclamizzano a ragione i natali dati al famoso Mario Lanza ed appunto gli storici muri a secco del proprio territorio- a servirsi del venafrano 54enne per rimettere in sesto i tanti e suggestivi muri a secco che il tempo e le intemperie stanno man mano sbriciolando a Filignano come altrove.
Tonino Atella
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