POZZILLI – Esposizione all’amianto, il calvario infinito di dodici lavoratori ex Fonderghisa

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POZZILLI – Da cinque anni sono in attesa del giudizio di primo grado del Tribunale per il riconoscimento della loro esposizione all’amianto che darebbe diritto al pensionamento anticipato ; intanto sono senza stipendio avendo da anni la fonderia cessato l’attività.

La lentezza della macchina giudiziaria italiana, problema cui si sta lavorando da anni senza però riuscire a trovare soluzioni e rimedi definitivi, continua a procurare conseguenze a catena a tanti, soprattutto a cittadini che attendono da tempo il riconoscimento di loro diritti senza riuscire a venirne a capo causa il pachidermico cammino della giustizia nazionale la cui lentezza ha tanti motivi a monte, in primis l’intasamento delle aule di Tribunale con centinaia di processi e di riflesso i tempi lunghissimi per arrivare addirittura anche ad un giudizio di primo grado. Tutto ciò comporta che l’ agognato diritto del cittadino risulti sovente disatteso, con conseguenze drammatiche ed assai delicate per coloro che ne restano vittime. Chiaro esempio in tal senso arriva da Pozzilli, esattamente dal nucleo industriale d’Isernia/Venafro nel cui interno operava sino a diversi anni addietro la Fonderghisa, fonderia che dava lavoro a numerose decine di addetti. Da tale azienda parte la storia che segue. Da cinque anni dodici ex dipendenti Fonderghisa, tutti con famiglia a carico, attendono la decisione di primo grado del Tribunale per verificare il loro diritto alla pensione. Tali lavoratori, attraverso il loro avvocato Lucia Pesaturo di Venafro, sostengono che per decenni sono rimasti esposti all’amianto utilizzato in grandi quantità nel citato stabilimento di Pozzilli. Per tale motivo i dodici ex lavoratori Fonderghisa hanno agito in giudizio per ottenere il riconoscimento di una esposizione qualificata all’amianto e quindi il pensionamento anticipato, altrimenti non concesso. In effetti cessata l’attività della fonderia, i suoi ex dipendenti sono rimasti senza lavoro e senza stipendio, malgrado siano stati sottoposti ad inalazioni di fibre di amianto che veniva utilizzato nelle fusioni dei forni aziendali. Per casi identici sempre l’avv. Pesaturo è riuscita a far ottenere ad altri assistiti identico riconoscimento inseguito oggi dagli ex dodici dipendenti  della stessa azienda, i quali però devono adesso vedersela con la lentezza della macchina giudiziaria, che a distanza di cinque anni non riesce ancora ad arrivare al giudizio di primo grado sommando rinvii a rinvii e sostituzioni di giudici ad impedimenti di varia natura. Intanto resta la delicatezza del caso, trattandosi di dodici capifamiglia per lo più monoreddito cui continuano a mancare i mezzi minimi di sussistenza. L’auspicio è che il 2016 porti loro finalmente il datatissimo e tanto atteso primo grado di giudizio del Tribunale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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