COSTUME E SOCIETA’ – La “Giornata dei bimbi” nei ricordi della maestra Rosaria Alterio

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COSTUME E SOCIETA’ – Si dice spesso che i bambini di oggi sono molto più “svegli” di quelli di ieri che abbiano cioè maggiore prontezza nell’apprendimento o presunte capacità superiori. Senonchè, dopo qualche analisi, nemmeno troppo approfondita, si deve convenire che è vero solo apparentemente. Hanno, questi di oggi, semplicemente più stimoli e disinvolture, più comodità in tutti i sensi: dalla cameretta personale allo zaino firmato, dalla sommetta variabile nel piccolo portafogli al vestiario alla moda. Provvede il parrucchiere al taglio dei capelli, ogni volta più bizzarro. Proprio tutti possiedono un telefonino, quasi tutti il computer. Comprendono le istruzioni in inglese che accompagnano i vari acquisti prima ancora di aver studiato questa lingua… Attualmente e in modo quasi allarmante sono sempre connessi per “navigare in rete” con computer, smartphone, tablet… Hanno però meno opportunità di quelli di “ieri e dell’altro ieri” che non avevano tante cose piacevoli, né l’attuale tecnologia, in compenso sapevano inventarsi i loro giochi che, nel corso delle generazioni, diventarono veri classici. Solo per nominarne alcuni, c’erano: a cavallone (dove un ragazzo piegato su se stesso, con le mani strette sulle ginocchia, faceva da attrezzo ginnico, la cavallina appunto, al compagno che, dopo una breve rincorsa, doveva scavalcarlo). I quattro cantoni, Ruba Bandiera, La corsa nel sacco, Palla prigioniera, La pecora e il lupo, Acqua e fuoco, Corsa con i monopattini (il monopattino se lo costruivano da soli con due tavolette, per procurarsi poi le due rotelline erano “sacrifici e rompicapo…”). C’erano anche le carriole e la corsa a tre gambe (quest’ultimo, come quasi tutti del resto era un gioco di squadra. Due giocatori, con le gambe contigue legate correvano per un percorso fissato, occorrevano movimenti sciolti e capacità di sintonizzarsi con quelli dell’amico altrimenti rovinosi capitomboli non glieli risparmiava nessuno). Se si guarda bene, il protagonista, in mancanza di materiale (se non un cerchio, un sacco, dei barattoli, una palla sgonfia, dei sassolini, perfino una piuma… materiale povero da reperire dovunque, fuorchè nei negozi) erano sempre, oltre che il cervello con i riflessi scattanti, il proprio corpo. Sapevano altresì arrampicarsi sugli alberi, correre scalzi e su sgangherate biciclette, catturare lucertole e ramarri, tirare con la fionda quasi come Davide della Bibbia, tuffarsi nel fiume, senza prima aver fatto corsi di nuoto… e ritrovarsi la sera con corpi sudati e occhi brillanti per le scorribande all’aperto e tanta fame. Dovevano ancora fare i compiti per l’indomani, ma spesso non disturbavano l’unico libro e il quadernetto nella cartella perché cascavano per il sonno. C’è ora anche la piscina, la palestra, la lezione di ballo e quella di calcio. C’è la festa del compleanno dell’amico, dove, per i più piccoli, c’è bisogno della figura dell’animatore (anche per tenerli un po’ calmi!), c’è la serata in pizzeria… insomma ritagli di tempo… a pagamento per stare insieme perché i pericoli della strada e la televisione prima e Internet dopo li hanno allontanati l’uno dall’altro precludendo dialoghi e rapporti. In definitiva e per tornare al discorso iniziale si perde e si guadagna sempre qualcosa dalla propria contemporaneità, ragazzini compresi: quelli di prima si sono persi la tecnologia, quelli di oggi la fantasia. Quelli di oggi sono perciò  esattamente come quelli di ieri. Parlando tempo fa con un bambino di mia conoscenza gli chiesi se avesse sentito parlare di Margherita Hack. – Si – Mi rispose – l’esperta delle stelle, quella che somigliava alla nonna del mio amico Riccardo –. Pensa – lo informai, per tentare di dargli un’intuizione dell’infinito, – ha scoperto che nello spazio vi sono 400 milioni di galassie e ognuna ha il proprio sistema stellare, vi saranno altre civiltà, ma non si incontreranno mai con la nostra..

E come ha fatto a contarle? – mi interruppe – Beh, tra gli scienziati è forse la più brava – buttai lì – E allora – mi tappò la bocca – chi può contraddirla? –  non seppi cosa rispondere forse perché appartenevo alla generazione dei bambini “senza stimoli”. Cercai una smentita in difesa di questi ultimi e non feci fatica a ricordare quando giovanissima e ancora supplente in una terza elementare, mentre parlavamo dell’uomo primitivo, una bambina alzò la mano per chiedere il permesso di parlare (come dovrebbero fare certi politici che parlano contemporaneamente per più tempo in certe trasmissioni facendo sudare il conduttore e spegnere la televisione ai telespettatori). Bene, quella bimbetta, più di mezzo secolo fa, esordì con voce petulante, ma battagliera come una “moderna” suffragette – Perché si parla sempre dell’uomo primitivo, di cosa faceva… a “scheggiare” le pietre per la caccia, a fare graffiti e non c’è scritto mai nulla della “moglie”?

Hai ragione – convenni – della donna sappiamo ben poco –  E siccome l’improvvisazione è sempre un tasto molto affascinante dell’insegnamento li invitai a scrivere una pagina di storia, quella mattina, sulla “donna delle caverne” – Cinque minuti di assoluto silenzio, chiudete gli occhi e pensate – li incoraggiai –. Lavava i figli nel ruscello – disse la prima allo scadere del tempo.

Macchè! Non li lavava proprio! – fece la compagna di banco.

E chi te lo ha detto? – . – Lo dico io! –

Procediamo – tagliai corto

Ammucchiava le foglie nella caverna per dormirci sopra.

Andava in cerca di bacche…

Teneva acceso il fuoco…

Spezzava pezzi di carne con i sassi…

Infilava le bacche che non si potevano mangiare per farsene una collana…

Si dice “non commestibili” – la corresse un sapientino dietro di lei.

Zitto – fece la bimba al suo fianco dandogli un colpetto sul braccio perché doveva rispondere alla compagna di prima (tutte e due evidentemente già appassionate di collane).

Si, e dove le infilava se non c’erano fili di cotone e di nylon? Solo in momentanea difficoltà, poi, con caparbia, l’altra stabilì:

Usava fili di erba, di quella che non si spezza. E basta oh! – Il sapientino di poco fa chiese in giro: – Come faceva a distinguere le bacche “non commestibili? – (doveva proprio piacergli quest’espressione!) – Semplice – dedusse Marco dall’ultimo banco – le faceva ingurgitare al suo cane! – Il silenzio che seguì fu come un applauso. Poi le esplosioni continuarono.

Coglieva fiori e se li infilava nei lunghi capelli.

Quando il “marito” acchiappava nel fiume i pesci con le mani, lei, sulla riva, li uccideva battendoli sui sassi…

E per dar da mangiare ai suoi figli quando non avevano ancora i denti?

Lo chiese Lucia, sempre un po’ apprensiva su tutto, direttamente alla maestra. Ci pensò Stefano a trarmi di impiccio e a rassicurarla:

Masticava lei dei bocconcini e poi li introduceva con le dita nelle loro bocche spalancate…

Brrr! – Fecero in molti con ribrezzo.

La bimba per poco non pianse per aver provocato quella reazione e l’amichetta al suo lato le carezzò piano i capelli e, guardandola negli occhi la calmò: – Proprio come le rondini con i rondinini! Ci furono altre variazioni sul tema e fu quello un momento un po’ speciale nella scuola solo del leggere e dello scrivere. Forse un ragazzino moderno, distratto da notebook e Book, non si sarebbe proprio posto il problema e qualche altro invece della generazione precedente, avrebbe avuto magari bisogno dell’insegnante di sostegno, accanto a sé, per imparare a usare il computer.

I bimbi sono davvero un tesoro inestimabile. Il nostro futuro e quello del pianeta che attualmente gronda sangue e insormontabili difficoltà esistenziali è nelle loro piccole mani. Non si dovrebbero fare tagli sulla loro educazione ed istruzione, ma si continua, in un modo e nell’altro a farli. Si continua così anche a ridurre e “tagliuzzare” la vita che li attende. In primis e soprattutto la famiglia dovrebbe fare la sua parte, senza temere “stravolgimenti epocali”, con equilibrio, determinazione e tanto amore, non escludendo di tanto in tanto qualche proposta “un po’ audace”. Ad esempio, per una volta, niente SKY o Internet e telefonino…

Sarebbe così semplice dire con Terzani: Fermi tutti. Stasera si va a vedere le lucciole!

 

Maestra Rosaria Alterio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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