CAMPOBASSO – Due mesi di reclusione e 25mila euro di risarcimento. Questa la condanna inflitta dal tribunale di Campobasso a un padre che, dichiarandosi nullatenente, non ha versato per anni ai figli non autonomi economicamente, la somma stabilita dal giudice del divorzio. Per questo, dopo le tante richieste rimaste inascoltate, la vicenda è approdata in tribunale dove, esaminata nel dettaglio la vicenda, è arrivata la condanna. A nulla sono valse in aula le asserite difficoltà economiche dell’uomo, anche perché secondo quanto accertato in sede civile, l’imputato insieme alla nuova compagna ha un tenore di vita piuttosto alto.
“In sede penale, – si legge nella sentenza – , è escluso ogni accertamento sulla effettiva capacità proporzionale di ciascun coniuge di concorrere al soddisfacimento dei bisogni dei figli, spettando al solo giudice civile tale verifica, in quanto la disposizione incriminatrice si limita a sanzionare la condotta di inadempimento. E tale verifica è stata effettuata dal giudice civile il quale, rigettando la richiesta di revisione delle condizioni del divorzio presentata dall’imputato ha ritenuto poco credibile la condizione di nullatenenza: se da un lato, infatti, i debiti tributari dell’uomo dimostrano che in passato egli percepiva redditi consistenti, dall’altro, la circostanza che la ditta di cui era titolare è stata rilevata dalla nuova compagna, che la sede della stessa è nello stabile di proprietà della madre dell’uomo, e che il socio unico di tale ditta è una società con sede in Albania della quale risulta amministratore proprio l’imputato, rendono più che verosimile l’assunto del tribunale civile per il quale gli ingenti redditi del passato siano stati occultati al fisco – e – conservati o reinvestiti in attività intestate a prestanomi”.
Ad avvalorare questa tesi è, si diceva, anche l’alto tenore di vita condotto dall’imputato e il fatto che la giovane compagna di lui non ha, con molta probabilità, risorse sufficienti per rilevare ditte o comprare macchine di lusso. Da qui la decisione del giudice: la condanna a due mesi di reclusione e al risarcimento di 25mila euro
Fonte:www.studiocataldi.it
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