COSTUME E SOCIETA’ – La “performance di una mamma” nel racconto autobiografico della maestra Rosaria Alterio

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COSTUME E SOCIETA’ – La bambina undicenne era senza dubbio di buon appetito e, negli anni Cinquanta, avrebbe mangiato volentieri qualche fettina di carne in più, assaggiato qualche banana, le prime sul mercato, quasi un frutto proibito, magari un po’ di cioccolata…

La mamma però aveva deciso che in quel particolare momento della sua crescita aveva bisogno di una “cura ricostituente”. Da un’oscura fonte di informazione optò per la Ferro-China Bisleri: era una bottiglia verde, un po’ tozza che faceva bella mostra di sé nella cristalleria, in cucina, in uno “splendido isolamento”.

La bimba docile, chiudendo forte gli occhi e tappandosi il naso ingurgitava ogni giorno un bel sorso di quell’oscuro e tenebroso intruglio, proprio come una medicina. Infatti era amara e sicuramente anche alcolica.

Ricorda la tazzina, una strana tazzina cilindrica, trasparente, con un piccolissimo manico e tutte piegoline nella parte inferiore, quasi un kilt scozzese. Non era una tazzina made in Italy, forse un retaggio bellico di ignota provenienza.

Un giorno venne nella loro casa un giovanottone, Cosmo, nipote della mamma a salutare la famiglia perché partiva per il servizio militare.

La mamma, con l’audacia e la disinvoltura di Arsenio Lupin gli offrì su un piattino di cucina, a mò di vassoietto quella stessa tazzina piena… del ricostituente sopracitato. Cosmo lo bevve e la mamma si informò amabilmente se gli era piaciuto. – Si – rispose deciso il nipote. Dopo un po’ di chiacchiere, saluti e raccomandazioni si accomiatò.

Mamma – fece subito spaventata la bambina – gli hai dato la mia medicina! –

E con ciò? Prima di tutto non è una medicina, ma un ricostituente perciò gli ha fatto di sicuro bene! E poi, hai sentito? Gli è anche piaciuto!

Nemmeno in quegli anni duri del dopo guerra nessuno se ne poteva andare da casa sua senza che lei non gli avesse offerto qualcosa. La figlia ricorda una volta quando congedò una vicina, alla quale non aveva potuto dare altro, con un piccolo carico di legna sulle braccia dicendole che poteva consumarla subito perché era “bella, asciutta e stagionata” dandole ad intendere che magari quella che costei aveva a casa era fresca o bagnata. La poverina, più povera di lei invece, di legna, a casa, non ne aveva nemmeno l’ombra, aveva solo il camino. E questo quella mamma lo sapeva. – Mamma . tornò alla carica dopo un po’ la bimba – ma la Ferro China… – Tranquilla! Tranquilla – la informò la mamma – è anche un liquore… Questa volta fu lei a interromperla: – Allora io bevo… – Stupidina – la rassicurò o tentò di rassicurarla – di liquore ha solo il nome – ! – Allora il povero Cosmo ha bevuto il mio ricostituente – concluse avvilita la bimba con logica stringente. Questa volta finalmente la mamma, con divertimento genuino le squarciò il velo – Si, ma non mi hai dato il tempo di dirtelo, questo lui non lo sapeva! –

Appagata dall’allegria della mamma, la bimba non seppe cosa ribattere. Ora che ci pensa, anche se non è più “proprio” una bambina, non trova un’obiezione che avrebbe potuto farle. Così era quella mamma!

Rosaria Alterio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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