VENAFRO – Paragone tra il “Ss. Rosario” e l’Istituto Neuromed, le considerazioni della lettrice Chiara Milanese

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VENAFRO – Il recentissimo approfondimento sulle sostanziali differenze tra l’ospedale “Ss Rosario” di Venafro e l’Istituto Neuromed di Pozzilli, oltre che sull’attuale mortificante situazione socio/economica di Venafro (decenni addietro c’erano tutte le premesse perché la città avesse un ben diverso sviluppo ed una crescita a 360° per tutte le classi sociali), ha fatto centro nell’opinione pubblica.

Sul tema è intervenuta, commentando l’articolo con la giusta verve critica, la nostra lettrice Chiara Milanese. La donna parte dal confronto Ss. Rosario/Neuromed, per poi spaziare su tematiche sociali, economiche e politiche locali di indubbia valenza e portata:

Preg.mo Sig. Atella (il pubblicista estensore del pezzo in questione) tutto ciò che lei dice, è certamente vero ! Ma perché è successo ? Voi che vivevate e Venafro non vedevate la metamorfosi in negativo ? Ci sono voluti degli anni per ridurre l’economia venafrano allo stato attuale. E i soldi stanziati per il dopo terremoto ? Lei ci va mai dietro alle Manganelle (rione a nord del centro storico, ndc) a vedere quante case sono ancora da ultimare ? Molti le hanno ultimati coi loro soldi. Siete stati tanto magnanimi con chi gestiva l’economia a Venafro che pensavano solo a risolvere i loro problemi personali, accaparrarsi qualche lavoro pubblico e favori, mettere a posto parenti, figli e mogli. Io vivo fuori e venendo a Venafro ho potuto constatare che molta gente che occupa posti di lavoro “carini” a Venafro stranamente sono figli di qualcuno che parlava politichese. Ma dicono che hanno vinto i concorsi. E’ giusto che sia così, che il lavoro venga distribuito ai venafrani, ma non doveva essere solo per taluni. Peraltro Venafro era sotto le grinfie solo di quelli che avevano ricchezze, il popolino era mal considerato en si creavano sempre discriminazioni tra il povero e il ricco. Cassino distrutta dalla guerra è diventata una città fiorente, con ospedali, università, centri commerciali e negozi bellissimi, Venafro invece è rimasto il piccolo centro contadino. Lei, sig. Atella, cita Neuromed . Ero piccola quando la Neuromed con il nome di Sanatrix stava a Venafro, alla via di Napoli. Non si è fatto altro che metterla alla porta. Non c’era spazio a Venafro, dal che il suo trasferimento a Pozzilli dove ha cambiato nome divenendo Neuromed. Oggi Pozzilli raccoglie il meglio di ogni cosa, per cui c’è solo da sperare che la sua espansione avvenga verso Venafro. L’ospedale di Venafro nessuno l’ha difeso. Tutte le patologie un tempo si curavano a Venafro, quando Isernia ancora non era provincia. Lei sa benissimo cosa è accaduto. Isernia ha rubato tutto a Venafro in fatto di sanità ed ora solo lì ci si cura. Venafro oggi è tornata indietro almeno di 50 anni, quando bisognava andare a Campobasso per una visita medica particolare, oppure a Napoli. Attualmente a Venafro la situazione è tornata identica a 50 anni orsono. Il marito di mia sorella, malato grave con tumore al pancreas, con un ospedale a Venafro ogni volta che ha bisogno di essere ricoverato, e capita ogni 15 gg, deve essere trasportato all’ospedale di Isernia e mia sorella che ha 74 anni e non guida, deve andare o col treno o debbono accompagnarla in macchina a trovare suo marito, mentre i parenti non possono effettuare la visita giornaliera in quanto malato terminale e ricoverato in altra città. Oltre al danno economico, anche quello morale per malati che restano soli e parenti costretti a correre di qua e di là per stare vicini al loro congiunto. Perciò i venafrani impoveriti, bistrattati e abbandonati”.

Le considerazioni conclusive del giornalista Atella:

Una disamina attenta, profonda, implacabile e veritiera quella della sig.ra Milanese, che pubblicamente ringrazio. A titolo personale é da sempre che scrivo di siffatti argomenti, che rappresentano la relativa efficacia di una città (Venafro) in rapporto alle concretizzazioni di altri (Pozzilli, Isernia ect.), anche e soprattutto a scapito delle storiche prerogative venafrane oggi dismesse. Sull’argomento mi permetta proporle un esempio che sono solito fare quando parlo con altri del ruolo di Venafro e di quello di città limitrofe: gli altri, affermo e ne sono convinto, con le loro “pietre” realizzano bellissime “statue”, noi venafrani con le nostre storiche ed artistiche “statue” siamo soliti realizzare solo un cumulo di “pietre” ! Capito ? Infine i temi dolenti della ricostruzione posterremoto mai ultimata o dei privilegi in campo lavorativo ; purtroppo retaggio di un passato che ostinatamente si ripropone e che i venafrani d’oggi non sanno cancellare in maniera definitiva.

neuromed set 2009 ter

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