POZZILLI. Un territorio, quello di Pozzilli, da sempre caratterizzato dalla diffusa (e illecita) pratica del bracconaggio, nonostante le pene severe previste dalle normative vigenti. La conferma di questa triste realtà, opera di individui loschi e senza morale, giunge dal comunicato appena diffuso dal Comando Provinciale di Isernia del Corpo Forestale dello Stato.
“A Pozzilli -questo l’incipit della nota-, la tempestiva segnalazione al 1515, ha consentito ai Forestali di salvare la vita ad una femmina di cinghiale presa al laccio. Grazie al contributo del segnalante è stato possibile liberare l’animale e ridargli la libertà, salvandolo da morte certa, anche se non è stato possibile individuare i responsabili del gravissimo gesto. Le indagini sono ancora in corso sulla base degli elementi raccolti sul posto”.
L’intervento degli uomini del Corpo Forestale rientra nel novero dei numerosi controlli effettuati negli ultimi giorni, che hanno portato alla luce diversi episodi di bracconaggio; una vera minaccia per la pregiata fauna selvatica presente in tutto il territorio provinciale.
Tra i diversi episodi rilevati, anche grazie alle segnalazioni di volontari ed appassionati al numero di emergenza ambientale 1515, spiccano i casi di Pozzilli e Montenero Valcocchiara, dove sono stati sequestrati due lacci d’acciaio nascosti nella vegetazione e pronti ad uccidere mammiferi come lupi e cinghiali, ma ovviamente, non essendo selettivi, potenzialmente pericolosi anche per l’orso marsicano e gli altri mammiferi.
A Montenero Valcocchiara, in località Pantano Zittola, il laccio era stato posizionato su una passerella in legno che consente l’attraversamento del piccolo corso d’acqua, pronto a stringersi intorno al collo dei malcapitati mammiferi. Dopo la segnalazione gli agenti forestali del comando stazione di Forlì del Sannio hanno sorvegliato l’area anche con l’ausilio di fototrappole e sono riusciti ad individuare le persone responsabili del gravissimo episodio. DSR di 79 anni e DFF di 67 anni, entrambi residenti nel centro Pentro, entrambi sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per tentato furto venatorio e concorso in tentato maltrattamento di animali. Uno dei due, in possesso di regolare licenza, anche per caccia fuori dai periodi autorizzati, in zona protetta e con mezzi non autorizzati. Poiché l’area è abitualmente frequentata da esemplari di lupo e orso marsicano, l’episodio ha destato particolare attenzione in un’area dove, purtroppo, il bracconaggio non è casuale né sporadico.
Nei primi sei mesi dell’anno sono stati svolti decine di controlli e servizi notturni da parte degli uomini del CFS, impegnato a contrastare il bracconaggio che, soprattutto fuori dal periodo venatorio, proprio per i metodi utilizzati (il laccio d’acciaio in particolare) infligge gravissime sofferenze agli animali.
Se a ciò si aggiunge il potenziale pericolo per specie particolarmente protette, e minacciate di estinzione come l’orso marsicano, ne deriva che la pratica rappresenta una delle maggiori criticità per la conservazione del patrimonio faunistico, con danni per l’intera collettività.
Significativo tuttavia il fatto che aumentano le segnalazioni da parte di cittadini ed appassionati che denunciano la presenza di lacci o di episodi di bracconaggio, consentendo di prevenire il danno agli animali. A questo scopo si rinnova l’invito a chiamare il 1515, numero di emergenza ambientale del CFS.
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