FIRENZE. Francesco D’Episcopo, molisano, insignito nel Salone dei Cinquecento a Firenze del Premio Internazionale “le Muse” , equivalente per l’Italia al Nobel per la Letteratura.
“Amor di patria e carità di figlio”. Al posto nostro avrebbe forse così poetato Ugo Foscolo nel sentir dell’ultima “palma”conferita a Francesco D’Episcopo, cittadino onorario di Guardialfiera.
E’ tuttora incancellabile il ricordo di quella significativa cerimonia
guidata da Leopoldo Elia e da mons. Armando Dini, allora Arcivescovo
di Campobasso.
Ora invece nel “Salone dei Cinquecento” a Palazzo vecchio di Firenze, gli è stato assegnato <il XLIX Premio Internazionale “le
Muse”>, l’equivalente per l’Italia dell’Oscar per la letteratura. Il
Centro Studi di Guardialfiera esulta! Intellettuale puro, umile ed alto, studioso del continuo cercare, balzando da Casacalenda, ha respirato bambino, anche quiattorno al solenne camino del notar Lalli, suo nonno, il sentimento di appartenenza e le prime meraviglie del vivere. Qui ha vagato, giocato, percepito la memoriale rapsodia di un mondo risognato. E lo ha
foggiato, attraverso il narrare, in casa materna, su quel Francesco
Jovine, di cui diverrà l’apologista ed il passionale critico e ricamatore della sua arte. Ambasciatore della cultura, Francesco D’Episcopo, ci ha spalancate le porte, avide di luce, ai grandi venti ed eventi internazionali. Nasce con lui il Parco Letterario Contado di Molise:
luoghi di ispirazione joviniana ancora esistenti e visibili. Uno strumento fisico e metafisico per raccontare l’avventura minima dei nostri borghi, riscattandoli dalla disaffezione e dall’oblio.
Sono stati, così, armonizzati nel “Parco”: romanzo, storia, natura, tradizioni; un programma di idee turistico-culturali capaci di produrre imprenditorialità, economia, occupazione giovanile e innovativa. Ma, ahimé, naufragato in fretta, per la molisanitudine indolente di questo nostro ambiente.
Frattanto, però, con lui esplode il premio biennale “Il Molise nel Mondo, il Mondo nel Molise” che, in due edizioni, scrittori accreditati nell’inventario della letteratura mondiale (già finalisti o vincitori ai Premi Campiello, Viareggio, Strega) hanno inondato la nostra regione di un diluvio narrativo. E ci incrociamo, di nuovo, nella “cattura” di Carmine Donzelli, giovane editore calabrese a Roma.
E finalmente – grazie a questo mecenate del sole – la sospirata
riedizione di ”Signora Ava” e “Terre del Sacramento” che rapidamente
espugnano le librerie di tutta Italia. Il nostro Molise, invisibile e
muto, si alza – dunque – per due volte sul mondo, con nerbate
giornalistiche e miracoli mas mediatici.
Indagatore di Carlo Romeo, martire guardiese nella rivoluzione partenopea del 1799, ne pubblica un tripudio evocativo in
occasione del bicentenario. E… scrive libri D’Episcopo: agili, seri,
accattivanti che conquistano pensiero e volontà. E li fa scrivere dai
cultori, li fa stampare “perché – picchia duro – ciò che ora rimane, è
il libro”. “Oh che rabbia – confessa, sconsolato, nel ritrovare a
Palazzo Loreto lo sconquasso irriparato della biblioteca -. E pensare
che la <Biblioteca> è il luogo dove i morti aprono gli occhi ai vivi!”
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