PORTOCANNONE – Il Tutore dei Minori contro i parrocchiani che difendono il prete

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PORTOCANNONE. Una vicenda assurda e inconcepibile, segno di estrema arretratezza culturale, quella che giunge da Portocannone, dove alcuni parrocchiani hanno scritto una missiva con cui difendono il loro parroco, sospeso dalle sue funzioni in quanto sotto inchiesta per presunti abusi ai danni di minori. Sul caso interviene, con toni comprensibilmente durissimi, il Tutore Pubblico dei Minori della regione Molise, Erminia Gatti: “Sul caso di Don Marino Genova, si è superato ogni limite. Non c’è altro da dire circa l’incredibile escalation di notizie e colpi di scena che stanno riguardando una vicenda umana dolorosa e sensibilissima. La lettera aperta dei parrocchiani di Portocannone è qualcosa di eticamente inaccettabile, e la sua pubblicazione rappresenta un fatto particolarmente grave. I processi mediatici non si possono accettare, men che meno quando si tratta di vicende umane così delicate come il presunto abuso ai danni di una minore, da parte di un uomo di Chiesa. Attendere con fiducia e pacatezza che la giustizia faccia il suo corso, come correttamente ha sottolineato anche Monsignor De Luca, è l’unico atteggiamento possibile. Desidero richiamare ad uno spirito di correttezza e responsabilità tutti i protagonisti di questa vicenda: la sovraesposizione mediatica non aiuta nessuno, e sicuramente non aiuta a ricostruire la verità dei fatti. Una verità che in ogni caso è destinata ad essere dura e dolorosa, sia che si tratti di un orribile abuso, sia che la giustizia provi il contrario. Mi permetto di riportare l’attenzione dei giornalisti sui principi e le linee guida di comportamento, che esistono e sono già sanciti, come precisato dalla Conferenza dei Garanti dell’infanzia e dell’adolescenza nella recentissima riunione dello scorso 13 gennaio. Proprio in quell’occasione, la Conferenza ha redatto un documento dove si stigmatizza, da parte di molte testate web, trasmissioni televisive e giornali, una pericolosa disinvoltura, sconfinante nella scorrettezza, nel trattare la materia delicata dei minorenni. Leggerezza e superficialità non sono permesse quando si ha a che fare con bambini e adolescenti. Basta con la corsa allo scoop. Mi richiamo anch’io a questo documento, per richiamare coloro che operano nel mondo della comunicazione al pieno rispetto dei principi sanciti dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, ribadita da diversi codici deontologici che il mondo dell’informazione si è dato, come la Carta di Treviso e il Codice di autoregolamentazione tv e minori. È certamente vero che oggi questa ragazza ha 18  anni, ma i fatti di cui parliamo sarebbero avvenuti quando ne aveva solo 13:come possiamo tutelare i nostri minori, ed educarli ad una cultura del coraggio e della sicurezza, quando permettiamo alle piazze di celebrare processi? Mi auguro che documenti orribili come la  lettera aperta dei parrocchiani, non trovino più spazio mediatico. Impariamo la cultura della correttezza etica e giuridica: chi conosce fatti penalmente rilevanti, collabori con le autorità giudiziarie. Chi non  sa, eviti la caccia alle streghe: il Medioevo è finito e nostro dovere è renderci protagonisti responsabili dell’attualità. Nel dubbio, io sono dalla parte dei più deboli. Ben venga la cautela la adottata da Monsignor De Luca, in attesa del processo: evidentemente ce n’erano i presupposti. E mai nessun bambino,  o nessun genitore di un bambino, debba provare vergogna nel denunciare un abuso, temendo il linciaggio della pubblica piazza più ancora di un torto subito”.

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