VENAFRO – L’esposto degli “avvelenati” alla Corte europea dei diritti dell’uomo

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VENAFRO. Si è tenuta ieri a Venafro, presso la sala convegni del convento di San Nicandro, l’assemblea popolare degli ‘avvelenati’. Un movimento civico spontaneo e apolitico, nato dalla rete, dai social network e riunitosi per discutere di due temi di straordinaria importanza: la salute pubblica e il rispetto dell’ambiente. Cittadini esasperati dall’impotenza delle istituzioni rispetto ad un problema, quello dell’inquinamento atmosferico, che negli ultimi tempi ha raggiunto livelli tali da destare grande preoccupazione in città. I cittadini venafrani, circa duecento, sono scesi in campo perché temono per la salute e il futuro dei loro figli e vogliono ad ogni costo richiamare l’attenzione pubblica sul drammatico problema dell’inquinamento atmosferico che attanaglia l’intera piana di Venafro, attraverso una serie di iniziative tendenti a sollecitare l’intervento degli enti e delle istituzioni preposte. Gli ‘avvelenati’ vogliono conquistarsi il diritto di respirare, ma non pretendono certo la chiusura degli opifici industriali. La loro legittima pretesa è che le industrie non siano inquinanti ma si adeguino alle normative vigenti in materia di emissioni in atmosfera e nel suolo. E questo con il conforto di dati certi, forniti in trasparenza assoluta da organismi preposti che agiscano alla luce del sole e nei momenti opportuni. Al termine dell’ incontro i cittadini di Venafro hanno sottoscritto un esposto che nei prossimi giorni verrà inviato alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, alla Corte di giustizia dell’Unione europea, alla Presidenza della Repubblica Italiana, al ministero dell’Ambiente e al ministero della Sanità, oltre che (per conoscenza) alle istituzioni locali ed alle forze dell’ordine. Primo firmatario dell’esposto: il sindaco di Venafro, Antonio Sorbo. Dal documento si evince come negli ultimi decenni la piana di Venafro abbia perso le sue originarie caratteristiche: da terra rigogliosa e fertile, rinomata per la bontà dei suoi prodotti, che ha fornito sostentamento e benessere a generazioni di venafrani e ha fatto assurgere la città a centro di riferimento dell’intera alta valle del fiume Volturno, è balzata agli “onori” delle cronache per essere una delle ‘discariche’ prescelte dalla criminalità organizzata della limitrofa Campania per interrare rifiuti di dubbia natura (sconcertanti al riguardo le rivelazioni del pentito Carmine Schiavone). E per essere un luogo dove si scava nel tentativo, ancora incerto, di portare alla luce le prove di una verità angosciante. A detta del movimento, i venafrani di oggi, hanno perso anche il diritto di respirare. L’aria, soprattutto in determinate condizioni metereologiche, si satura di fumi maleodoranti, che causano nausea, difficoltà respiratorie, irritazioni agli occhi e alla gola. Ne soffrono tutti, in particolare ne subiscono le conseguenze negative i bambini e gli anziani. A ben poco sono servite, finora, le denunce e le sollecitazioni da più parti inoltrate alle istituzioni politiche locali e regionali, alla magistratura, all’Arma dei carabinieri ed al Corpo Forestale dello Stato. In particolare i cittadini stigmatizzano l’operato dell’Arpa Molise (l’Agenzia regionale per l’Ambiente) che dovrebbe provvedere alla misurazione e alla certificazione dei livelli delle eventuali sostanze nocive immesse in atmosfera dagli opifici industriali della piana di Venafro. L’ente non sarebbe oggi nelle condizioni di onorare quegli scopi per cui è stato istituito, proprio in un momento di estrema emergenza sul fronte dei rifiuti, inquinamento ambientale e i rischi per la salute pubblica e che dovrebbe provvedere alla misurazione e alla certificazione dei livelli delle eventuali sostanze nocive immesse in atmosfera dagli opifici industriali della piana di Venafro. Una recente circolare interna dell’Arpa Molise (risalente al dicembre 2013) attesta la drammatica precarietà in cui versa l’Agenzia, che da qualche tempo non dispone nemmeno delle risorse per l’acquisto dei reagenti e di altri materiali necessari al funzionamento del laboratorio analisi, tantomeno dei fondi per rinnovare o far riparare i macchinari rotti o datati. I venafrani firmatari del documento hanno così deciso di lanciare un accorato appello alle massime istituzioni europee e nazionali per conquistarsi il diritto di respirare. Il fine di questa iniziativa è quello di ottenere risposte concrete, attraverso immediate e risolutive azioni di tutela dell’ambiente e della salute pubblica. I cittadini firmatari dell’esposto chiedono altresì che il Registro regionale dei tumori diventi operativo in tempi rapidissimi e che siano svolte opportune indagini al fine di valutare se esistano fatti rilevanti ai fini dell’azione penale. In tal caso, chiedono che, di conseguenza, sia disposto con urgenza il sequestro di eventuali opifici interessati all’inquinamento e/o la sospensione della immissione di fumi in atmosfera. L’assemblea che si è svolta ieri è stata solo il primo passo, perché il movimento degli ‘avvelenati’ si dice pronto ad iniziative ben più clamorose pur di conquistarsi il diritto alla salute e garantire un futuro migliore ai propri figli.

Fonte: www.isernianews.it/cronaca/32004-avvelenati-parte-l-esposto-alla-corte-europea-abbiamo-diritto-a-respirare.html

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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